Pressing del Pd per un accordo sulla riforma elettorale: con Udc e Fli?

Pubblicato il 26 Ottobre 2010 - 22:09 OLTRE 6 MESI FA

Un accordo sulla riforma elettorale che possa fare da viatico ad un governo di transizione, ma che se si dovesse andare ad elezioni anticipate possa essere parte del programma di una coalizione ampia.

E’ questo l’obiettivo a cui sta lavorando il Pd che punta a tirar fuori una proposta che soddisfi la platea più ampia possibile di partiti, da Fli fino a quelli che oggi siedono fuori dal Parlamento. Oggi Pier Ferdinando Casini ha smentito quanto riportava un quotidiano, secondo cui ci sarebbe già un memorandum di intesa tra Udc, Fli e Pd sulla riforma: ”Non esiste alcun memorandum – ha spiegato – certi temi si affrontano il giorno in cui si prende la decisione che è utile parlarne”.

Parole a cui ha fatto eco il segretario Pier Luigi Bersani: ”Quando sarà vedrete che la quadra ci sarà”. Al lavoro ci sono gli sherpa, come il capogruppo Pd in commissione Affari Costituzionali, Gianclaudio Bressa, che ha fatto il punto sulla strada che si intende seguire.

”A luglio la nostra Assemblea nazionale ha approvato un documento che dichiarava che il Pd è favorevole a un sistema maggioritario uninominale. Pero’ quel sistema non piace all’Udc, che da sempre insiste sul tedesco; dobbiamo quindi lavorare a soluzioni che vadano bene a tutti, sia a noi che all’Udc, ed anche a Idv e a Fini”.

Per ora ciò che accomuna tutti è la volontà di superare l’attuale legge elettorale con il suo premio di maggioranza. Il Porcellum era nato quando si pensava che il sistema politico italiano si assestasse su uno schema bipolare: ”Oggi – osserva Bressa – potremmo andare al voto anche con quattro se non cinque Poli, il che significherebbe che con il 30% non solo hai il 55% dei seggi, ma eleggi anche il presidente della Repubblica”.

Insomma, l’obiettivo di evitare Berlusconi al Colle nel 2013 è un ottimo collante. Nel merito, dice poi Bressa, ”si lavora ad un sistema misto che accontenti tutti e che sia plausibile”.

”Non esiste solo il modello tedesco o quello francese – spiega – ma una serie di modelli intermedi”. Per Pd, e anche per Fli, è essenziale è che rimanga un assetto che consenta la governabilità e faccia dichiarare le alleanze prima del voto. La novità è lo strumento con cui far marciare la riforma in Parlamento, visto che Berlusconi farà di tutto per conservare il Porcellum. L’idea di un governo tecnico, o di scopo come lo chiama Vendola, che faccia solo questa riforma e poi conduca alle urne, traballa. Bersani ha riferito che difficilmente il presidente Napolitano accederà alla proposta di un governo che dovrebbe varare una riforma elettorale contro una sola forza politica, cioè il Pdl di Berlusconi.

Di qui la formula rilanciata ancora oggi da Casini e Massimo D’Alema, di un esecutivo che si occupi anche di emergenze economiche: ”Si può pensare – ha domandato D’Alema – che con milioni di disoccupati non ci si occupi di economia? Anche un governo di breve durata se ne deve occupare”. Insomma, ha detto, ”serve un governo vero”. A questo punto, accanto all’accordo sulla riforma elettorale, serve un programma economico che metta d’accordo tutti. Per altro le cose da fare sono un po’ obbligate, a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali e dalla quella fiscale.