Pd Roma, quale segretario? In pole Lionello Cosentino, mentre si litiga su Morassut

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Ottobre 2013 - 20:22 OLTRE 6 MESI FA
Pd Roma, quale segretario? In pole Lionello Cosentino, mentre si litiga su Morassut

Lionello Cosentino, “papabile” segretario del Pd Roma

ROMA – Segretario del Pd di Roma? Al momento è in pole position Lionello Cosentino, napoletano classe 1951, già assessore alla Sanità della Regione Lazio dal 1995 al 2000, deputato dal 2006 al 2008, poi senatore fino al 2012. Cosentino è l’uomo di Goffredo Bettini e troverà la strada libera dalla candidatura di Francesco D’Ausilio, capogruppo del Pd al consiglio comunale di Roma.

La situazione è complicata, come scrive Ernesto Menicucci sul Corriere Roma:

“In ballo, c’è la segreteria del Pd Roma, «vacante» da quando — a 72 ore dalla presentazione delle liste per il Campidoglio — venne fatto saltare Marco Miccoli. Adesso, passata la «sbornia» per lo storico triplete centrato alle elezioni (Regione, Comune, 15 Municipi su 15: roba che nemmeno Mourinho…), le componenti interne tornano ad affilare i coltelli”.

D’Ausilio sembrava il nome che poteva mettere d’accordo tutti, ma alla fine ha deciso di ritirarsi dalla corsa proprio perché qualcuno continuava a non essere d’accordo. Mauro Evangelisti sul Messaggero ne aveva tracciato un profilo:

“Francesco D’Ausilio, che il gps dei democrat romani posiziona nella nazione zingarettiana, ha quarant’anni, è sposato e ha una figlia. Sul suo sito che doveva promuovere la campagna elettorale alle ultime amministrative, spiega: «Per lavoromi occupo di progetti europei: creazione di start up nel campo del turismo, dell’audiovisivo e dello sviluppo locale». Ha anche scritto un libro, Una capitale sul mare, che stando all’abstract punta a «riannodare i fili di un rapporto complesso, per molti aspetti conflittuale, sicuramente incompiuto. Quello tra Roma e il suo lido». Appassionato di storia e urbanistica, D’Ausilio in realtà diventa il portabandiera di una rinnovamento generazionale, con la componente dei «quarantenni e quasi cinquantenni» che vedono in lui il grimaldello per il rinnovamento”.

Accanto a Cosentino (appoggiato anche dai franceschiniani, dicono i radar democrat), restano in lizza i nomi di Tommaso Giuntella, (con Roberto Speranza e Alessandra Moretti era uno dei tre scudieri di Bersani), 29 anni, appoggiato dai Giovani Turchi. E quello di Lucia Zabatti, appoggiata dalla fazione Pippo Civati. Out per un problema di incompatibilità Mirko Coratti, perché è già presidente dell’Assemblea capitolina, Marianna Madia, perché deputata e Daniele Ozzimo, perché assessore nella giunta Marino.

Intanto l’intervista di Ernesto Menicucci del Corriere Roma al veltroniano Roberto Morassut divide ancora di più le fazioni pd. Ha detto Morassut, ex segretario del Pd Lazio:

“I nomi, fuori i nomi. «Non ne faccio, ma il mio è un discorso generale: nel Pd, ormai, esistono solo pezzi organizzati che combattono per il potere interno». Si chiamano, o si chiamavano, correnti: «Magari. Almeno avrebbero una dignità politica… Qua sono rimasti solo gli apparati». Roberto Morassut ha la faccia da eterno ragazzo, quello che piace alle mamme e alle nonne. Ma, tra poco più di un mese, si appresta a spegnere 50 candeline sulla torta, è stato assessore all’Urbanistica del Campidoglio, segretario regionale del Pd, ora deputato, e di acqua sotto i ponti del Tevere ne ha vista scorrere tanta. Il suo, come a cadenze più o meno cicliche gli capita, è un sasso lanciato nello stagno: «A Roma, nel Pd, non si ragiona più di politica. Capisco le battute no, il dibattito no!, ma arrivare a questo mi sembra eccessivo: neppure un’analisi sul voto di giugno, c’è stata». Però, in vista del congresso (da tenersi entro metà novembre, con le assemblee dei circoli nella seconda metà di ottobre), si sente «un gran sferragliare» di quelli che Morassut chiama «notabilati, cordate, filiere istituzionali, truppe cammellate nei circoli». Non correnti, o componenti, perché quelle «ci sono sempre state, anche nel Pci, ma avevano un senso politico», mentre questo è il tempo «più dei campi organizzati che del partito aperto». Niente nomi, dice Morassut, ma aggiunge che «basta guardare alle recenti campagne elettorali, anche del Comune». Dove i «re delle preferenze» sono stati i vari Estella Marino, Mirko Coratti, Paolo Masini, Fabrizio Panecaldo, Pierpaolo Pedetti, Daniele Ozzimo. Espressione, chi più chi meno, delle varie anime del partito: zingarettiani, popolari, dalemiani, lettiani. Si riferisce a loro, Morassut? «Ripeto, non è una questione di singoli. Ma noto che a fronte di campagne importanti, ci sono circoli storici che rischiano di chiudere. Penso a quello di Torre Maura, intitolato a Rosario Bentivegna, oppure a quello di Cinecittà, punto di riferimento per cineasti, registi, attori»”.

Così ha risposto il partito:

“Proprio la Madia è una di quelli che si schiera con Morassut: «Roberto ha ragione, condivido dalla prima all’ultima parola. Mi auguro che anche il futuro segretario romano condivida questa analisi…». Sui «re delle preferenze», la Madia fa un distinguo: «Mi permetto solo di dire che Estella Marino (la più votata al Comune, oltre 8 mila voti, ora assessore all’Ambiente, ndr) non c’entra nulla: lei ha fatto tutta un’altra campagna elettorale, fuori dalle consorterie». Altri, nel partito, rispondono piccati alle critiche di Morassut: «Lui parla di apparati? E quando fece Modem che cos’era, se non una corrente?», dice un parlamentare. E ancora: «Guarda caso cita il circolo di Torre Maura a rischio chiusura, dove il presidente è l’ex segretario di Veltroni Roberto Cocco…». Il «reggente» romano Eugenio Patané, invece, giudica «ingeneroso» il commento di Morassut e aggiunge: «Questo gruppo dirigente ha vinto tutto. E di analisi del voto ne abbiamo fatte diverse, ma non mi sembra di aver visto molti deputati…». Patané insiste: «Non mi risultano problemi sulle tessere, non ci sono aumenti fuori controllo. Capisco che, in fase di congresso, ognuno cerca una sua visibilità ma mi dispiace che sia fatto parlando male del partito». Il «reggente» ricorda come «nel 2008 qualcuno decise, dentro una stanza, di candidare Rutelli contro Alemanno mentre noi abbiamo fatto le primarie anche per i Municipi, dove non c’è nessun cooptato». Umberto Marroni, ex capogruppo al Comune (oggi parlamentare), dalemiano, se la cava con una battuta: «In democrazia non mi pare ci sia nulla di male nel prendere voti…»”.

N’est pas qu’un debut, le combat continua fino al 16 novembre, data entro la quale il Pd romano va a congresso.