Pd, Sarubbi non riconfermato in Parlamento: “Mia presenza scomoda”

Pubblicato il 5 Gennaio 2013 - 15:54 OLTRE 6 MESI FA
Andrea Sarubbi

ROMA – Comunque vadano le elezioni Andrea Sarubbi nel prossimo Parlamento non ci sarà. Non riconfermato dal Pd, né dalla dirigenza né da Matteo Renzi cui Sarubbi aveva dato il suo appoggio alle primarie.

”La notizia era nell’aria già da fine dicembre, ma all’inizio dell’anno ho avuto la conferma che il Pd non mi inserirà nelle liste dei candidati al Parlamento per la prossima legislatura. Sarei stato una presenza abbastanza scomoda, certamente troppo montiano per la linea del partito e di un nuovo gruppo parlamentare più spostato a sinistra, ma credo di poter dire con sincerità che avrei comunque combattuto le mie battaglie (per i diritti umani, l’immigrazione, la trasparenza) con lo stesso spirito di sempre”.

Sul perché – racconta – io non mi sia candidato alle primarie ho già scritto più volte: avrei partecipato se, accanto al voto locale, ce ne fosse stato uno anche per i candidati ‘nazionali’, sui temi, magari online o con un’altra scheda, anziché delegare la loro scelta al famoso listino delle competenze. Il problema sono gli altri, ossia i parlamentari uscenti che – nei loro 5, 10, 12, a volte 17 o 20 anni di lavoro – si sono distinti per competenze specifiche in un certo argomento: la loro scelta sta avvenendo per appartenenze, ossia per correnti, con quote fisse assegnate ai singoli leader. Il discorso della ditta, tanto caro a Bersani, stavolta vale poco: se mai, l’immagine è quella di una holding con varie società, ognuna con un proprio bilancio. A Letta toccano 5 deputati nel listino? Bene. A Fioroni ne toccano altri 5? Benissimo. A Renzi ne toccano 17? Perfetto. Ognuno decida nel suo, chi resta fuori è fuori, le competenze c’entrano molto meno delle appartenenze”.

Nel mio caso, ad esempio, ”è andata così: la massima responsabile del Pd per l’immigrazione, donna retta e generosa che risponde al nome di Livia Turco, ha insistito molto sulla mia candidatura; la risposta ricevuta da più parti è stata che, se anche fossi stato un fenomeno, in ogni caso di me avrebbe dovuto farsi carico il mio capocorrente. E siccome alle primarie ho sostenuto Renzi, da uomo libero e senza nulla a pretendere, scopro che il mio destino dipende da come si sveglia alla mattina il sindaco di Firenze: i ‘suoi’ 17 li sceglie lui, la holding non ci mette bocca. Così, quando l’artefice unico e sommo del mio destino decide che non ricandiderà parlamentari uscenti, il Pd ne prende atto e Sarubbi è fuori”.