Pd. Franceschini: Dialogo con Berlusconi. Bindi critica, poi smentisce

Pubblicato il 6 Aprile 2013 - 09:45| Aggiornato il 18 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo Matteo Renzi, Dario Franceschini dice: “Dialoghiamo con il Pdl”. Una vera e propria fronda, che si rimpolpa di giorno in giorno, contro la linea di Pier Luigi Bersani del “mai con Berlusconi”. A Franceschini sembra aggiungersi anche Rosy Bindi, che del Pd è la presidente. In un’intervista al Secolo XIX, si legge un attacco a Bersani: “Il Pd è ostaggio di Bersani che non sa più che fare e blocca il partito”. Ma la Bindi ha smentito dicendo: “Non sono miei quei virgolettati, ho parlato con una persona per strada ma non sapevo fosse un giornalista”.

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”Chiusa la possibilità di un rapporto con Grillo – dice Franceschini in un’intervista al Corriere della Sera – non resta che una strada: uscire dall’incomunicabilità. E abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l’avversario. Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Silvio Berlusconi. E’ con lui che bisogna dialogare”.

Nell’intervista Franceschini continua:

”So che è altamente impopolare, so che si rischia di scatenare le reazioni negative del proprio stesso campo, ma voglio dirlo: se noi intendiamo mettere davanti l’ interesse del Paese, dobbiamo toglierci di dosso questo insopportabile complesso, la sconfitta di Berlusconi deve avvenire per vie politiche. Non per vie giudiziarie o legislative.

Sulla possibilità di votare con il M5S l’ineleggibilità di Berlusconi, Franceschini osserva che si tratta di

”un dibattito molto approssimativo, non si può scambiare la nascita di un governo con la scelta di chi sta al Quirinale per sette anni, così come il no a un governo di larghe intese, d’accordo con Bersani.

Ciò che serve, spiega Franceschini, è ”un esecutivo di transizione, che prenda le misure necessarie per dare ossigeno all’economia mentre in Parlamento si fanno le riforme istituzionali: Senato federale, con conseguente riduzione dei parlamentari, e legge elettorale”. Al Quirinale serve ”una persona con un’esperienza politica e parlamentare” ma da Franceschini ”niente nomi”. Sul dibattito interno al partito e le ipotesi di scissione dopo le dichiarazioni di Matteo Renzi, Franceschini afferma: ”Ognuno si morda la lingua e si metta in testa che il Partito democratico deve restare unito e stringersi attorno a chiunque vinca le primarie, quando ci saranno”.

Gli fa eco la Bindi sul Secolo XIX:

”E’ cosi’ purtroppo, Bersani non sa più che fare e il partito è fermo, senza prospettiva. Se avessimo proposto un nome autorevole e non strettamente partitico come poteva essere Rodotà, ma ce n’erano molti altri, avremmo forse potuto contare su un atteggiamento più morbido da parte dei grillini. Non dico sull’appoggio, questo no, ma su un certo malessere interno, questo si”. Ciò non è stato fatto, spiega Bindi, ”semplice, perché Bersani non ha rinunciato, non ha voluto rinunciare, ha addirittura fatto un comunicato in cui lo ribadiva con convinzione”.

Poi però Bindi smentisce:

”Non c’è stato alcun colloquio con il Secolo XIX e le frasi virgolettate non sono mie. Sono stata fermata per strada da un signore che non ricordavo neppure fosse un giornalista, il quale mi ha subissato con le sue considerazioni e i suoi giudizi sulla situazione politica a cui non ho replicato. E’ molto grave che un incontro casuale si trasformi in una conversazione giornalistica e ancor più grave che le osservazioni del cronista vengano pubblicate come mie risposte mai date”.