Il Pdl all’attacco: propone commissione inchiesta su uso politico della giustizia

Pubblicato il 20 Febbraio 2010 - 17:25 OLTRE 6 MESI FA

La polemica sul rapporto tra politica e giustizia non si placa, anzi. Oggi Berlusconi è tornato ad assicurare che la priorità del suo governo è la riforma della giustizia. Ma mentre il premier fa i proclami in pubblico, il partito passa al contrattacco e cerca la giustificazione istituzionale per tanta fretta e premura. E lo fa al limite del costituzionale. Come racconta “Il Fatto quotidiano”, il Pdl ha presentato alla Camera una proposta di legge per istituire una commissione parlamentare di inchiesta sull’uso politico della giustizia. Primi firmatari sono i deputati Jole Santelli e Giorgio Stracquadanio.

Il testo, che potrebbe ben presto entrare nei lavori d’Aula, riprende una proposta già presentata due legislature fa a firma del capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e di Michele Saponara, ora componente del Csm. Santelli e Straquadannio hanno ora portato alla ribalta la proposta e dopo le elezioni regionali si prefiggono di «insistere perché il gruppo (del Pdl alla Camera, ndr) la faccia propria e la metta al più presto all’ordine del giorno».

In quanto si tratterebbe di una commissione di inchiesta, se venisse istituita potrebbe svolgere le sue indagini e i suoi esami sulla magistratura «con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria», potendo «avvalersi dell’opera di ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria». Per legge ha il potere di «acquisire copia di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso» e «documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari anche se coperti dal segreto», può «ordinare, quando occorra, il sequestro di atti e accertamenti tecnici» e «esaminare le persone che possano fornire notizie utili ai fini dell’inchiesta».

Questo significa che il Parlamento (ovvero il potere legislativo) indagherebbe a pieno titolo sulla magistratura (potere giurisdizionale) violando, a rigor di logica, il principio fondamentale di qualunque democrazia: il bilanciamento e la reciproca indipendenza dei poteri dello Stato.

Testo. Il testo, di cinque articoli, prevede l’istituzione di una commissione che resta in carica un anno, composta da venti deputati e venti senatori scelti dai presidenti delle Camere. Compiti della commissione sono quelli di accertare: «lo stato dei rapporti tra forze politiche e magistratura; se esistano correnti interne alla magistratura organizzate in funzione di preponderanti obiettivi politici o ideologici, ovvero collegate a partiti od organizzazioni politiche sia parlamentari sia extra parlamentari; l’influenza, diretta o indiretta, delle correnti politiche esistenti all’interno della magistratura sui comportamenti delle autorità giudiziarie sia inquirenti sia giudicanti».

E ancora «l’esistenza di casi concreti di esercizio mirato dell’azione penale o di direzione o organizzazione dei dibattimenti o dei procedimenti penali in modo selettivo, discriminatorio ed inusuale; l’esistenza di casi concreti di mancato o ritardato esercizio dell’azione penale a fini extragiudiziari, in violazione del principio costituzionale di obbligatorietà dell’azione penale; se e in quale misura singoli esponenti o gruppi organizzati all’interno della magistratura abbiano svolto attività in contrasto con il principio costituzionale della separazione dei poteri, in special modo dirette a interferire con l’attività parlamentare e di governo».

Tra gli obiettivi c’è poi quello di verificare «se e in quale direzione vada riformato il quadro normativo riguardante l’ordinamento giudiziario e le procedure penali e civili, al fine di garantire il funzionamento equo, celere ed imparziale della giustizia».