Parma -45%, Como -29%, giù in 25 città su 26. Pdl, numeri della disfatta

Pubblicato il 9 Maggio 2012 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA

La mappa del voto pubblicata dal Corriere della Sera

ROMA – Meno 107mila voti a Palermo, meno 22mila a Verona, meno 23mila a Rieti… per un totale di 305mila voti persi in due anni; risultati con segno meno in 25 capoluoghi su 26; perdite che nel migliore dei casi segnano il -5,68% (Frosinone) e nel peggiore dei casi il -45,54% (Parma) rispetto a cinque anni fa: questi i numeri della disfatta del Pdl al primo turno delle elezioni comunali del 2012. Nei Comuni capoluogo, rispetto alle elezioni amministrative precedenti, il Pdl ha dimezzato il suo peso elettorale: è passato dal 30% al 14%. Governava in 95 Comuni (maggiori), insieme alla Lega. Al primo turno ne ha perduti 45 (inclusi quelli in cui è escluso dal ballottaggio). Ne ha mantenuti 5, conquistandone uno solo di nuovo. Negli altri 45 andrà al ballottaggio. In 16 Comuni, però, è in sensibile svantaggio.

Il partito di Berlusconi si è liquefatto e il dato è stato chiaro sin da subito. Ma vedere i numeri negativi, nero su bianco, rende ancora più chiara la situazione nera in cui si trova il Pdl nel dopo-voto. Vediamo qualche numero. Su 26 capoluoghi di provincia in cui si è votato, il partito guidato da Angelino Alfano ha perso voti ovunque: l’unico dato non negativo (+2,43%) si registra a Catanzaro, dove però lo spoglio è stato bloccato per sospetti sulle modalità di voto e il risultato definitivo arriva dopo il 10 maggio.

Per il resto, si tratta di una vera e propria deblacle. Il Pdl ha perso e perso tantissimo anche in città in cui ha da sempre avuto molta presa: in 17 il calo è stato addirittura a due cifre. Qualche esempio: rispetto alle comunali del 2007 a Lecce, dove pure ha vinto al primo turno il candidato di centrodestra, il Pdl ha perso il 6,81%; a Isernia il 27,75%, Palermo il 16,9%, Genova il 19,65%, a Verona il 22,79%, a Belluno il 22,57%, a Como il 29,87%, ad Alessandria il 25,74%, ad Asti il 20,53%.

Ora Angelino Alfano se la deve vedere con un partito in piena crisi, che rischia di sciogliersi. Lui, da parte sua, prova la carta dell’ottimismo, tanto cara al suo mentore Silvio Berlusconi, e dice: “Siamo radicati sul territorio, a livello nazionale restiamo al 28,6%”.