ROMA – Si sa, questo non è per il premier Silvio Berlusconi un momento fortunato con il gentil sesso. Il Cavaliere, che si è sempre mostrato sensibile al fascino femminile, è allo stesso tempo alle prese con un divorzio che gli costerà caro, in senso economico s’intende, e con il cosiddetto Rubygate. Oltre a questi due fronti se ne sta però aggiungendo un altro che vede ancora le donne nel ruolo di cruccio per il premier e questa volta non sono ex moglie dalle sostanziose pretese o procaci ragazze che agitano il suo sonno. Questa volta le donne che fanno stare il Cavaliere sulle spine sono le parlamentari del Pdl, quelle donne che lui ha voluto e portato in Parlamento e che ora scalciano e litigano tra loro reclamando potere, poltrone e soprattutto attenzione.
Jacopo Iacoboni su La Stampa paragona queste nuove protagoniste della politica alle Erinni di dantesca memoria e le definisce addirittura peggiori. «Guarda – mi disse – le feroci Erine. Quest’è Megera dal sinistro canto; quella che piange dal destro è Aletto; Tesifone è nel mezzo”; e tacque a tanto»… ma certe donne del Pdl, tra urla, dissidi e antipatie, spaventano pure più delle Erinni che il duca Virgilio indicava a Dante. E non solo per via della capigliatura”. D’altra parte, come ogni uomo ha provato sulla sua pelle, non esiste furia peggiore di una donna che viene ignorata o peggio, messa da parte.
Il primo fronte è quello aperto dall’antipatia sfociata in scontro aperto tra le deputate Gabriella Giammanco e Gabriella Carlucci, entrambe Pdl, che oltre al nome di battesimo poco o nulla hanno in comune. L’altro pomeriggio, in commissione Cultura alla Camera, è scoppiata una lite di quelle che di solito si vedono alle riunioni di condominio o al massimo al supermercato più che in Parlamento. La Giammanco, alla prima legislatura e già lanciatissima, saltata dal tg di Fede a ruoli di relatrice in Commissione parlamentare, s’è molto risentita, raccontano più fonti presenti. Valentina Aprea, la presidente della Commissione, forzista di più antica data, era propensa a far votare un parere di Gabriella Carlucci, sempre del Pdl, alternativo a quello scritto dalla Giammanco sulle tutele previdenziali per gli spettacoli dal vivo. E al di là dello spunto in sé, narrano loquaci nel centrodestra, è da tempo che Giammanco e Carlucci si stanno antipatiche, tra l’altro perché la prima avrebbe doppiato, nel gradimento del Capo, la seconda. La Carlucci non era presente e quindi le urla e gli strepiti della Giammanco hanno trovato bersagli alternativi: Fiorella Ceccacci Rubino, nota ai più per un ruolo da attrice in un episodio dei Corti circuiti erotici di Tinto Brass e oggi deputata in sostituzione di Antonio Martino, e Paola Goisis (la rossa leghista che sul suo manifesto elettorale fece stampare la frase, poi passata alla storia, «Cinesi? No glazie»). L’intervento dei commessi, come d’abitudine, è tempestivo, ma «dottò, parevano delle furie…» si lascia sfuggire uno degli uomini intervenuti a calmare gli ardori della deputata Pdl.
Ma la faida Giammanco Carlucci non è che uno dei fronti che il da molti aspettato rimpasto promesso da Berlusconi ha aperto. Rimpasto vuol dire nuove poltrone, e tutti e tutte vogliono una fetta della torta che da tempo è stata promessa, perché questo il Capo ha fatto credere a ciascuna di loro. Anna Maria Bernini ad esempio, l’avvocato che il premier sta mandando in tv più della Santanchè, che infatti non la ama, era in ballo per una delega alle comunicazioni come vice-Romani, e potrebbe ora esser declassata a candidata sindaco a Bologna, un posto dove la sconfitta è messa in conto, anche per via della rivolta di mezzo Pdl contro di lei. Ma la stessa Santanchè, ora che sembra aver messo alle spalle il suo momento di gloria, è invisa a molte colleghe. La vice-capogruppo del Pdl alla Camera Barbara Saltamartini, per esempio, non ne fa un mistero: «diciamo che non andiamo proprio d’amore e d’accordo», che tradotto vuol dire che se potesse non le rivolgerebbe nemmeno la parola.
Per fortuna di Berlusconi, tra tutte queste donne che gli si rivoltano contro ce n’è almeno una che sembra aver ceduto ancora una volta al suo fascino, politico. L’ex pidiellina e ora ex futurista Giulia Cosenza ha deciso, dopo un incontro proprio col premier, di mettere la testa a posto e ritornare all’ovile, cioè al Pdl. Anche se più che il fascino del Cavaliere sembra essere stata la condotta del marito Ronchi a convincere la Cosenza a lasciare i finiani che aveva abbracciato poche settimane fa. Non è certo la politica ad animare il dibattito Buontempo-Carfagna, moglie la prima e amante la seconda, del finiano Bocchino. La liason tra la Carfagna e il marito era, a quanto lei stessa sostiene, da tempo nota alla Buontempo che sembra essere critica nei confronti più della rivale che del fedifrago. Ma la Carfagna è nel Pdl come la Alessandra Mussolini e le due cordialmente e pubblicamente si detestano.
Da beato tra le donne Silvio Berlusconi sembra esser diventato un novello Ulisse alle prese con le sirene, in una sorta di dantesco contrappasso, per proseguire nel solco tracciato dal parallelo de La Stampa.