Pdl vicino alla rottura. Bossi: “Ognuno andrà per la sua strada”. Berlusconi: “Governo saldo”, ma pensa a cacciare Fini

Pubblicato il 28 Luglio 2010 - 17:45 OLTRE 6 MESI FA

”In questo clima avvelenato ammetto che avrei potuto avere una carica di positività maggiore ma credetemi – continua il premier – è difficile essere da 16 anni perseguitato dai giudici su fatti che ho giurato sui miei figli di non avere non solo commesso ma neppure conosciuto. Resistere per il solo senso di responsabilita’ verso i cittadini che hanno fiducia in questo premier, e’ qualcosa che definirei non solo desueto e anomalo, ma perfino eroico”.

I segni, però, che qualche problema ci sia, Berlusconi li dà a vedere quando parla di intercettazioni. ”La legge sulle intercettazioni e’ stata massacrata da tutti gli interventi che ha subito – dice – e sono tentato dal ritirarla”.

Il presidente del Consiglio ha citato il ddl sulle intercettazioni come ultimo esempio degli scarsi poteri di cui ha la presidenza del Consiglio ed ha ribadito come a suo avviso, dopo i tanti interventi di correzione subiti (di cui molti voluti dai finiani, ndr), la legge allo stato attuale ”non ridà ai cittadini quell’inviolabilita”’ nelle conversazioni telefoniche di cui hanno diritto per Costituzione.

Ma in privato Berlusconi starebbe pensando ad espellere Fini dal partito. Anche se in pubblico ostenta sicurezza e ottimismo sullo stato di salute del governo, in privato Berlusconi starebbe pensando di espellere Gianfranco Fini dal partito. Tra le misure disciplinari previste dallo statuto del Pdl, infatti, c’e’ l’espulsione ed è proprio questa misura – secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza – che il premier Silvio Berlusconi avrebbe scelto di utilizzare per risolvere alla radice, con un atto politico molto forte, il rapporto con il cofondatore e Presidente della Camera Gianfranco Fini. L’espulsione di Fini e dei finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata, dovrebbe essere valutata da un ufficio di presidenza domani sera o al più tardi venerdì mattina, a manovra approvata.

Per prima cosa il premier vuole mostrare il proprio senso di responsabilità nei confronti del Paese, portando a casa la rigorosa manovra economica che l’Europa attende dall’Italia. Ma un minuto dopo, e non oltre, il Cavaliere intende risolvere il tormentato rapporto con il co-fondatore, che a suo giudizio insieme ai fedelissimi ormai da tempo non è più in linea con gli indirizzi politici del partito. Al piu’ tardi martedì o mercoledì, Berlusconi si propone inoltre di tenere in Parlamento un duro discorso contro l’uso della giustizia ad orologeria e contro quella parte della magistratura che con il suo lavoro intende condizionare la politica. Una lunga riflessione che il premier avrebbe gia’ messo nero su bianco, racconta chi ha avuto modo di leggerne alcuni passaggi.

Il procedimento disciplinare dell’espulsione dal partito – che puo’ essere inflitta secondo l’articolo 45 a chi compie ”infrazione disciplinare o un atto comunque lesivo della integrita’ morale del Popolo della Liberta’ o degli interessi politici dello stesso” – richiede comunque il ricorso al Collegio dei probiviri ed il rispetto del contradittorio e di una ben precisa procedura. ”L’espulsione – recita l’articolo 46 sulle misure disciplinari – e’ inflitta per infrazioni gravi alla disciplina del Movimento o per indegnita’ morale o politica”.

Una procedura complessa, motivo per cui c’e’ ancora chi invita il premier a ragionare semmai sulla espulsione dai gruppi, che avrebbe modalita’ piu’ semplici. Berlusconi non potrebbe invece espellere dal governo ministri e sottosegretari finiani, ma e’ in suo potere avocare a se’ le loro deleghe ministeriali. Tra i berlusconiani c’e’ poi chi ipotizza altre misure estreme, come quella di mettere in difficolta’ il presidente della Camera con il rifiuto di Pdl e Lega di sedere alla Conferenza dei presidenti di gruppo da lui presieduta.