Pdl: sale la tensione per il voto, si pensa già al dopo

Pubblicato il 26 Maggio 2011 - 21:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La paura di perdere i ballottaggi a Milano e Napoli agitano le acque del Pdl. E nonostante Silvio Berlusconi abbia richiamato tutto il partito a mettere da parte tensioni e malumori per serrare i ranghi in vista del rush finale, nel Popolo della Libertà si rincorrono le riunioni dove il tema all’ordine del giorno è uno solo: cosa fare nel caso di sconfitta e soprattutto che peso avrà il responso delle urne sugli equilibri di governo e all’interno della maggioranza.

Che il clima sia teso lo dimostrano le polemiche con la Lega Nord sullo spostamento dei ministeri che hanno tenuto banco per tutta la settimana. A questo va aggiunto il malumore di settori del Pdl, come gli ex Fi che fanno capo a Claudio Scajola, e la minaccia di Michaela Biancofiore di lasciare il partito in polemica con il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. Ad alzare il tono della polemica interna sono poi le parole del presidente della Lombardia Roberto Formigoni che in un’intervista a Libero si candida ufficialmente, chiamando in causa anche altri esponenti di governo, alle primarie per la successione al Cavaliere, se e quando deciderà di correre per il Colle .

Una proposta che, alla vigilia di un voto complicato come quello nel capoluogo lombardo, fa storcere il naso ai fedelissimi del presidente del Consiglio: ”Escludo un passo indietro di Berlusconi per cui non so a quali primarie possa partecipare il presidente della Lombardia”, taglia corto Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. La prima occasione per capire l’exit-strategy del premier per evitare la frantumazione ufficiale del partito sarà l’ufficio di presidenza convocato martedì sera.

Un appuntamento in cui il premier proverà a ricompattare lo stato maggiore del Pdl. La situazione è complicata, ammette uno dei fedelissimi, viste le divisioni interne e la richiesta da parte dei più malpancisti di trovare dei capri espiatori per l’eventuale sconfitta elettorale. Ecco perchè nei colloqui degli ultimi giorni con i vertici del Pdl Berlusconi avrebbe preso anche in considerazione, di fronte ad un partito in rivolta e con la Lega pronta ad alzare le barricate, la possibilità di un rimpasto serio del governo, visti i numeri abbastanza sicuri, attualmente, della maggioranza.

Un Berlusconi-bis che porterebbe, a cascata, a modifiche al vertice del Pdl. Sarebbe solo una delle ipotesi per far fronte ai crescenti malumori interni al partito. Intanto, nei capannelli di Montecitorio si parla di lettere indirizzate al Cavaliere in cui interi settori del partito elencano una serie di problemi a cui bisogna trovare una soluzione. Oramai sembra che non si parli di altro. Tant’è che anche oggi il futuro della maggioranza sarebbe stato uno degli argomenti di maggiore conversazione nel parterre dell’Auditorium della musica, all’assemblea della Confindustria, dove ministri, big del Pdl ed imprenditori si sono ritrovati per ascoltare la relazione di Emma Marcegaglia.