Silvio Berlusconi, dopo averlo messo alla porta, di Gianfranco Fini nel Pdl non ne vuole sentire parlare e lo sfiducia ancora, tanto -dice-i numeri per governare ce li ha. La rottura “era inevitabile, così non si poteva andare avanti”, ha detto il premier.
In una giornata partita nervosa dopo l’espulsione di fatto di giovedì, Fini ha puntato i piedi: dalla presidenza della Camera non si schioda, Berlusconi per lui è “illiberale” e ha una concezione “non propriamente liberale della democrazia”, una “logica aziendale, modello amministratore delegato-consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni”.
Così la contromossa del premier è arrivata: esortare Fini alla dipartita, seguendo l’esempio delle dimissioni di Sandro Pertini. Berlusconi assicura che “i numeri per andare avanti” ci sono per finire la legislatura. Quindi nessun governo di transizione, maa se i finiani dovessero compromettere davvero la tenuta della maggioranza, allora l’unica strada percorribile sembra sia andare ad elezioni anticipate in autunno.
Nel messaggio ai promotori della libertà il premier spara a zero contro il cofondatore del Pdl: “‘Fini e quei deputati che l’hanno seguito, hanno dimostrato di essere lontanissimi dalla nostra cultura liberale. Nello stesso tempo, con il pretesto del diritto di critica, un diritto scontato nel nostro movimento perché davvero non c’è altra compagine in cui sia più libera la discussione e la proposta, hanno cercato di riportare in vita i metodi peggiori della Prima Repubblica, dalla divisione in correnti fino alla mediazione continua che paralizza tutto, e hanno iniettato nel nostro movimento il virus della disgregazione”.
E se è così la rottura nel partito per il presidente del Consiglio è insanabile: “Sono stati invece l’onorevole Fini e alcuni parlamentari a lui vicini, per i quali è stato chiesto l’intervento dei probiviri, a provocare questa insanabile divaricazione, che ha creato sconcerto tra i nostri sostenitori, che ha costernato i nostri elettori e che ha creato un grave logoramento dell’immagine del Popolo della Libertà”. ”Per questo – aggiunge nel messagio – siamo stati costretti a dichiarare in modo ufficiale che riteniamo le posizioni dell’onorevole Gianfranco Fini e dei suoi seguaci come assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del nostro movimento, con gli impegni che abbiamo assunto con gli elettori e con l’attività politica del Popolo della libertà”.
Il rebus del partito è stato discusso anche dai vertici del Pdl che a fine serata venerdì si sono riuniti a Palazzo Grazioli, la residenza romana del premier per un nuovo summit di partito. All’incontro erano presenti i tre coordinatori nazionali, Denis Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa e anche il sottosegretario Paolo Bonaiuti, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, i capigruppo di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, e il suo vice, Gaetano Quagliariello.
Poi Berlusconi è andato a cena con le deputate Pdl al Castello di Tor Crescenza e ha detto che ora il suo obiettivo è concentrarsi sul rilancio del partito e guardare a possibili allargamenti puntando su parlamentari dell’Udc dell’Api di Rutelli e del gruppo misto.
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