Pecorella sul ddl processi brevi: “Cose irragionevoli”

Pubblicato il 15 Novembre 2009 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA

Intervistato dal Corriere della Sera, il deputato del Popolo delle Libertà Gaetano Pecorella, parla del disegno di legge sui processi brevi, scritto dal collega Niccolò Ghedini per mettere una toppa alla bocciatura del lo­do Alfano che ha ha fatto ripartire i pro­cessi contro Berlusconi.

“La legge sul processo bre­ve esprime un criterio condivisibile da tutti – spiega Pecorella – Però, così come è articolata, mo­stra aspetti di irragionevolezza e rispon­de ad esigenze demagogiche e populiste quando si escludono da questo percorso gli imputati con una precedente condan­na e tutti gli stranieri accusati di immi­grazione clandestina: per questo il ddl va rivisto rispetto ai criteri di applicazio­ne della norma nella fase transitoria, e non solo, tenendo conto della complessi­tà del processo, del numero degli impu­­tati, della domanda sociale di giustizia”.

“Per qualche regione d’Italia e per qualche processo particolarmente com­plesso, sarebbe difficile affermare che la colpa è solo del giudice se il dibattimen­to non si conclude nei tempi concorda­ti. – continua il deputato Pdl – Quindi, contestualmente, bisognereb­be provvedere affinché il personale ausi­liario sia disponibile in aula mattina e pomeriggio in modo che le udienze duri­no tutta la giornata. Se non ci sono i can­cellieri, si può fare una norma per mobi­­litare altri dipendenti pubblici, magari anche i vigili urbani, che possono benis­simo svolgere il ruolo di cancelleria tan­to più in un sistema che si basa sulla fo­noregistrazione. Se vogliamo dimezzare tempi, dobbiamo raddoppiare la produt­tività”.

“Ad ogni modo – prosegue Pecorella – se il processo è molto complesso è difficile che si celebri in due anni. E poi bisognerebbe tenere conto anche del nu­mero degli imputati. Cosa succede se, per esempio, uno di loro è incensurato e l’altro censurato? Questa strada del pro­cesso breve va perseguita in ogni caso, perché è una questione di civiltà, men­tre per tutelare le alte cariche dello Stato è ormai arrivato il tempo di riproporre per via costituzionale il lodo Alfano rive­duto e corretto secondo le indicazioni che ci ha dato la Consulta”.

Inevitabile una dichiarazione anche su Berlusconi: “Ecco, bisogna mettere un punto fer­mo. Perché qui va garantito che si gover­ni nei prossimi tre anni e mezzo, fino al termine della legislatura. Altrimenti non riusciremo mai a fare le grandi rifor­me. Mettiamoci una pietra sopra e stabi­liamo che il premier si sottoporrà al pro­cesso. Ma alla fine del mandato”.