Caso Penati: trovati 20 mila euro in contanti nello studio dell’architetto Marco Magni

Pubblicato il 5 Agosto 2011 - 09:18 OLTRE 6 MESI FA

Filippo Penati

ROMA – Nuovi sviluppi nelle indagini sul caso Filippo Penati e tangenti. Nello studio dell’architetto Marco Magni gli uomini della Guardia di finanza, oltre alla documentazione su pratiche urbanistiche, hanno infatti sequestrato ventimila euro in banconote di grosso taglio. Se quei contanti sono parte del denaro necessario per “oliare la macchina comunale” come ha denunciato il grande accusatore del “Sistema Sesto” Piero Di Caterina, ricordando un suo dialogo con Magni, o “soldi nella normale disponibilità di un professionista per pagamenti più che leciti” come assicura l’avvocato di Magni, Bruno Peronetti, lo stabiliranno le indagini.

Ad accusare Magni, anche due giovani architetti sestesi. Finché erano nel team di Magni, hanno lavorato senza problemi. “Poi però – hanno detto ai pm – ci siamo messi in proprio e le pratiche urbanistiche hanno iniziato a subire strani ritardi”. Sono stati loro e Di Caterina a portare la Gdf a due società estere, la svizzera Getraco e l’inglese Shorelake usate da Magni “per strane consulenze”.

Secondo l’accusa, avrebbe creato fondi all’estero per pagare tangenti, spedendo i progetti in Inghilterra e facendoli tornare in Italia come fossero consulenze acquistate dall’estero e poi fatturate dallo studio. Un sistema che gli avrebbe permesso di creare 420mila euro off-shore fino al 2008. Del sistema di tangenti ai politici, consolidato negli anni dell’amministrazione di Filippo Penati e portato avanti anche durante la sua presidenza in Provincia, l’architetto Magni sarebbe uno snodo centrale. “Magni in più occasioni mi ha detto che sugli interventi edilizi da lui progettati venivano pagati corrispettivi all’assessore Di Leva – ha ricordato Di Caterina – . Il denaro veniva mascherato con la formula “oneri conglobati”, lui mi ha detto che servivano per “far girare la macchina”.