Botta e risposta a distanza Travaglio-Bersani: “Su Penati sta in silenzio”, “Io non sto mai zitto”

Pubblicato il 26 Luglio 2011 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

ROMA – Quasi fossero uno in risposta all’altro, anzi, in un certo senso lo sono, i due articoli apparsi martedì mattina in prima pagina sul Corriere della Sera e sul Fatto Quotidiano. Il filo conduttore è Filippo Penati e lo scandalo tangenti che sta investendo il Pd. Sul Fatto Marco Travaglio nel suo consueto editoriale, dal titolo “I ladri e i Penati 2”, invita il leader del Partito democratico Pier Luigi Bersani, a farsi sentire a dare risposte e chiarimenti su quanto sta accadendo all’interno del partito. Dall’altra parte invece, sul Corriere della Sera, Bersani bussa un colpo e in una lettera interviene proprio sulla questione: “Non è vero che sto zitto”.

L’invito di Travaglio a Bersani è rafforzato dal fatto che D’Alema, Veltroni, Bindi, Letta (Enrico), Gentiloni, Parisi, Sircana, hanno già affrontato l’argomento. “Tutti, nel Pd, parlano dell’ennesima questione morale nel partito. Tutti tranne il segretario Bersani – scrive Travaglio – E dire che era stato lui, due anni fa, a nominare capo della sua segreteria Filippo Penati. Noi attendiamo a piè fermo che risponda alle nostre domande sullo scandalo Penati, le stesse che turbano migliaia di iscritti ed elettori. Ma non vorremmo che le risposte somigliassero ai pistolotti generici, ai segnali di fumo a costo zero che in questi casi si lanciano sui giornali amici per lavarsi la coscienza e sperare che passi ‘a nuttata, senz’assumersi alcuna responsabilità né far seguire alle parole qualche fatto concreto”.

Bersani invece, dopo aver concordato il “doppio passo indietro di Penati” col diretto interessato, prende carta e penna e scrive al Corriere della Sera. Questione morale? “Quella del Pd è una diversità politica”. La gestione dell’affare Tedesco al Senato, che ha provocato una rivolta nel partito, trasversale rispetto alle correnti d’appartenenza. E poi l’inchiesta sull’area ex Falck di Sesto San Giovanni, che ha travolto Filippo Penati. Quindi quelle due parole, “questione morale”, che di nuovo sono accostate al partito che dirige.”Sono stato il primo ad aver parlato. L’ho fatto giovedì 21 luglio, alla Festa dell’Unità di Roma, davanti a 4000 testimoni”, spiega Bersani.

Quindi Bersani scrive: “In primo luogo, a proposito dell’inchiesta di Monza così come in ogni altra occasione, noi diciamo: la magistratura faccia serenamente e fino in fondo il suo mestiere. Abbiamo fiducia nella magistratura. Confidiamo che Penati possa vedere presto riconosciuta l’innocenza che rivendica con forza. Intanto, Penati ha fatto con correttezza e responsabilità un passo indietro. Questo è infatti il nostro secondo criterio: in caso di inchieste le istituzioni e il partito, in attesa che le cose si chiariscano, non devono essere messi in imbarazzo e devono poter agire in piena serenità”.