Pensioni da Berlusconi a Renzi. Michele Ainis: Stato sleale, Stato illegale

Pubblicato il 26 Agosto 2014 - 07:38 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni da Berlusconi a Renzi. Michele Ainis: Stato sleale, Stato illegale

Matteo Renzi e Berlusconi. Li unisce la rapina ai pensionati

ROMA – Le pensioni, pensioni d’oro e di latta che siano, sono nelle mire losche di uno Stato traditore: non sono concetti espressi da pericolosi rivoluzionari ma da giuristi, moderati con senso dello Stato, ma non dello Stato finito in mano ai peronisti italiani e non da ieri.

Sulle pensioni, il primo a avere tradito è stato Berlusconi.

Travolti dal can can sulle sue prodezze sessuali, non abbiamo colto a fondo il cinismo della sua politica, vera anti politica. Anche i suoi grandi avversari, travolti dall’odio per Berlusconi, non si sono accorti del fallimento politico di Berlusconi, che oggi, per quanto affievolita, ha ancora la possibilità di osservare lo scempio col distacco di chi è capitato lì per caso.
La colpa di Berlusconi nei confronti dei pensionati è invece ricordata da Michele Ainis sul Corriere della Sera. È l’ultimo anello di una lunga catena.
Lo Stato italiano, ha scritto Michele Ainis, ricordando il precedente della rapina del secolo,
“ci ha buggerato troppe volte, e ancora ce ne ricordiamo. Nella memoria nazionale campeggia, per esempio, il prelievo del 6 per mille sui depositi bancari deciso nottetempo dal governo Amato, fra il 9 e il 10 luglio 1992. Fruttò 11.500 miliardi di lire, una manna per i nostri conti perennemente in rosso; ma «’l modo ancor m’offende», direbbe il poeta. E l’offesa si traduce in un riflesso di paura ormai diventato atavico, che si gonfia a ogni crisi. Le cassette di sicurezza delle banche sono piene di contanti, lo sanno tutti, e la ragione sta proprio in quel remoto precedente.
Adesso, a quanto pare, tocca alle pensioni. Come se non fossero bastati gli esodati, gente mandata in pensione senza pensione dallo Stato: un’altra truffa, e 3 anni dopo non sappiamo nemmeno quanti siano.
Speriamo almeno che l’esecutivo sappia d’una sentenza costituzionale (n. 116 del 2013) che ha già bocciato il prelievo introdotto dal Governo Berlusconi, perché colpiva i pensionati, lasciando indenni le altre categorie di cittadini.
L’ennesimo colpo alla fiducia collettiva, come le bugie di Stato, come le rapine fiscali, come le leggi ingannevoli che parlano ostrogoto per non farsi capire, neanche dai parlamentari che le votano.
Eppure è la fiducia, è l’affidamento nella lealtà delle istituzioni, che dà benzina alle democrazie: non a caso il primo termine conta 485 ricorrenze nelle decisioni della Consulta, il secondo 500.
Mentre il diritto civile tutela l’«aspettativa» circa la soddisfazione dei propri legittimi interessi. E in effetti un’aspettativa ce l’avremmo, per ritrovare qualche grammo di fiducia.
Ci aspettiamo dal Governo — quale che sia il Governo — il linguaggio della verità, non le favole che si raccontano ai bambini. E ci aspettiamo che ogni sua decisione sia leale, affinché sia legale”.