Pensioni: Draghi conta i soldi, Sacconi i voti. “Alzare l’età”. “Non se ne parla”

Pubblicato il 13 Ottobre 2009 - 17:56 OLTRE 6 MESI FA

sacconiDraghi fa il conto dei soldi, sacconi fa la conta dei voti. Quindi il governatore di Bankitalia calcola come indispensabile l’aumento dell’età pensionabile e il ministro del Lavoro conteggia il consenso che si perderebbe. Il governo infastidito dalle dichiarazioni di Draghi sulla necessità di aumentare l’età pensionabile. Dal ministero del Lavoro arriva un secco no: le riforme già fatte sono più che sufficienti. A seguire la stessa linea è l’Inps di Mastrapasqua.

Il governatore della Banca d’Italia aveva detto che «per assicurare prestazioni di importo adeguato a un numero crescente di pensionati è indispensabile un aumento significativo dell’età media effettiva di pensionamento», durante una lezione al collegio Carlo Alberto di Moncalieri.

L’appello di Draghi è chiaro, bisogna intervenire sugli ammortizzatori sociali così da rendere più flessibili orari e salari dei lavoratori più anziani: «L’aumento dell’età di pensionamento  è ostacolato dal fatto che molti lavoratori sovrastimano la generosità delle attuali regole pensionistiche. Nello scegliere quando andare in pensione essi, inoltre, tendono a confrontare la prima pensione con l’ultimo stipendio, senza tenere conto che negli anni di pensionamento tale rapporto andrà riducendosi, poichè i trattamenti sono indicizzati solo ai prezzi e non ai salari».

Ma alla richiesta di Bankitalia riguardo alla revisione dei criteri di indicizzazione è arrivata la secca replica di Sacconi. Per il primo urge una riduzione dei coefficienti di calcolo della prima rata della pensione, per il secondo invece il sistema è già saldo e ci sono già due stabilizzatori: l’adeguamento dei coefficienti di trasformazione dei contributi e la norma prevista dal decreto anticrisi. In quest’ultima è previsto l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, a partire dal 2015.

«La nostra riforma nel provvedimento anticrisi non può essere sottovalutata perché non ha determinato forme di mobilità sociale. Già dall’anno prossimo si calcola l’andamento dell’aspettativa di vita in modo che dal 2015 ci sia un aumento automatico corrispondente e proporzionale all’aspettativa di vita. Da allora ogni 5 anni ci sarà un adeguamento. Credo che un meccanismo di questo genere  sia più che sufficiente visto che si combina con quanto previsto dai governi Dini e Prodi sulla caratura delle pensioni», ha spiegato il ministro del Lavoro.

A fargli eco anche il presidente dell’Istituto di Previdenza, Antonio Mastrapasqua: «Ad oggi registriamo una tenuta del sistema e i conti Inps lo dimostrano». E poi aggiunge: «Credo di poter dire che oggi con la riforma Dini, che va a regime piano piano, e con la norma contenuta nel Dl anticrisi, il sistema tiene. Già nel dl anticrisi esiste una norma che adegua l’età pensionabile alle aspettative di vita e decorre dal 2015, il sistema tiene. Ora va verificato l’impatto della norma sui conti da parte degli uffici».