Pensioni, toccare il riscatto della laurea porta a un boom di ricorsi contro Inps e Inpdap

Pubblicato il 30 Agosto 2011 - 16:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I nuovi interventi sulle pensioni messi a punto con il vertice di maggioranza rischiano di dare la stura a migliaia di cause contro l’Inps e l’Inpdap. Se infatti non si chiariranno alcuni nodi, come avverte anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso, potrebbero essere numerosissimi i lavoratori che rischiano di perdere quanto versato per il riscatto di laurea (e i contributi figurativi per l’anno di servizio militare) e apriranno un contenzioso con gli istituti di previdenza.

Ecco i punti più controversi:

– CHI VA IN PENSIONE CON IL METODO RETRIBUTIVO A 40 ANNI DI ANZIANITÀ PUO’ AL MASSIMO RICEVERE L’80% DELLA MEDIA RETRIBUZIONE DEGLI ULTIMI ANNI: di fatto quindi non solo queste persone dovranno restare un anno in più (o cinque nel caso del riscatto anche della laurea), ma perderanno quanto versato come riscatto di questi periodi, poiché nel calcolo della pensione con questo metodo il rendimento massimo è l’80%.

– NODO RIFORMA DINI: cosa succederà a coloro che a fine 1995 avevano più di 18 anni di contributi e quindi mantenevano il metodo di calcolo retributivo (chi ne aveva meno ricadeva nel misto mentre gli assunti dal 1996 hanno il metodo contributivo)? L’anno di servizio militare e gli anni di laurea verranno considerati al di fuori di quegli anni?

STATALI: C’è una norma nel decreto 78/2010 che prevede la possibilità per le amministrazioni pubbliche di interrompere il rapporto con i lavoratori che hanno 40 anni di anzianità. Gli anni adesso esclusi saranno considerati o no nel calcolo per arrivare a 40?

– 40 ANNI E QUOTE, RISCHIO INIQUITÀ: appare a rischio anche il fronte della differenziazione tra chi va in pensione con le quote (60 anni di età e 36 di contributi nel 2010, dei quali nel caso 32 di effettivo lavoro oltre agli anni di laurea), che mantiene il diritto a fare valere gli anni riscattati, rispetto a chi va con 40 che si troverebbe invece a lavorare 40 anni effettivi (non valendo ai fini dell’uscita gli anni riscattati).