Pensioni sopra i duemila euro, che se le mangi l’inflazione: governo dimezza gli adeguamenti

Pensioni, la Legge di Bilancio Meloni taglia di molto l'adeguamento delle pensioni all'inflazione. Al posto delle precedenti tre fasce di rivalutazione ne introduce sei che penalizzano e molto già sopra i duemila euro.

di Riccardo Galli
Pubblicato il 24 Novembre 2022 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni sopra duemila

Pensioni sopra i duemila euro, che se le mangi l’inflazione: governo dimezza gli adeguamenti (foto ANSA)

Inflazione, cioè aumento del prezzo delle merci e servizi, di quel che si chiama costo della vita. Se c’è nessun reddito può scamparla del tutto e nessun governo cancellarla per decreto. I pensionati, proprio perché tali, non hanno possibilità di incrementare il reddito tagliato dall’inflazione. Ragion per cui in Italia c’era un sistema che parzialmente e lentamente faceva crescere l’importo delle pensioni quando cresceva l’inflazione. Funzionava così: fino a duemila euro di pensione aumento pari al 100% dell’inflazione, poi fino a circa quattromila euro di pensione aumento ridotto al 90 per cento dell’inflazione e sopra ancora aumento pari al 75 per cento dell’inflazione. Inflazione dieci per cento? I pensionati vedevano (l’anno dopo) aumenti della pensione del dieci, oppure nove, oppure sette e mezzo per cento. Ovviamente lordi e ovviamente tassabili. La risultante era: inflazione taglia potere d’acquisto e valore della pensione del dieci per cento, pensionato recupera per via di adeguamento, una volta detratte le tasse, l’otto, il sette o il quattro per cento a seconda del reddito. Quindi alla fine ci rimette il due, il tre o il sei per cento del valore della pensione. Era così, adesso sarà per i pensionati decisamente peggio.

Le sei fasce: sopra i 2.686 euro sei ricco

Le tre fasce in cui era diviso l’adeguamento delle pensioni all’inflazione ora la Legge di Bilancio del governo Meloni le fa diventare sei. Il pensionato recupera il 100 per cento dell’inflazione con pensione solo fino a 2.100 euro. Già se l’importo arriva a 2686 l’adeguamento cala all’80%, poi precipita al 55% dell’inflazione se la pensione arriva a 3150 euro. Metà dell’inflazione te la paghi tu è il messaggio per il pensionato a 4200 euro. Ancora meno copertura, solo il 40% dell’inflazione per pensioni fino a 5250 euro di importo e 35% per cento per pensioni di importo maggiore. On sostanza e in soldoni le pensioni sopra i 2100 euro vengono progressivamente abbandonate al lavoro di erosione e scavo dell’inflazione. In più, cosa difficile da evidenziare ma di contabile sostanza, le sei fasce non scattano a scaglioni di reddito come l’Irpef (lo facevano prima della Legge di Bilancio). Ora le percentuali di copertura si applicano all’importo considerato come blocco unico. L’effetto contabile è quello di ulteriore taglio della copertura rispetto al sistema precedente. Esempio, rozzo ma efficace: pensione da 3000 euro, l’inflazione ne porta via 300, l’adeguamento, che era di 240, ora è di 150 che, tolte le tasse, diventa di 100. Alla fine pensione e pensionato da tremila al mese son diventati pensione e pensionato da 2800 al mese.

Tutti in pensione e mollarli lì

A suo modo eppur con costante coerenza di fondo con i precedenti governi da decenni a questa parte il governo Meloni continua nella linea d’azione e aspirazione, continua nella costruzione di un sistema sociale che abbia quanti più pensionati possibili. Anche in questa Legge di Bilancio si scavano, indicano e finanziano percorsi per mandare in pensione a 62 anni, confermando quelli che già c’erano per andare in pensione anche prima. In una gigantesca pantomima nazionale cui nessuno si sottrae si fa finta da dieci anni (legge Fornero) che si vada in pensione a 67 anni. Mai successo: l’età media in cui si va in pensione in Italia è 62 anni. Ma mandare tutti in pensione appare il massimo della giustizia sociale e quindi si fa da decenni quel che si può per pensionare. Quel che si può e molto di più: sono talmente tanti i pensionati che, anche a non aumentarne la percentuale sulla popolazione, già domani la spesa per pensioni è il capitolo più vorace e cannibale di ogni altro capitolo di welfare. Quindi, nel suo piccolo, anche Legge Bilancio Meloni manda in pensione un altro pattuglione di pensionandi ad aggiungersi ai circa 18 milioni di pensionati (per circa 22 milioni di pensioni pagate). Mandarli tutti in pensione e poi mollarli lì. Mollarli perché le minime son troppo minime e in gran parte pagate senza che siano nate da contributi pagati e sopra le minime lasciare che inflazione si mangi anno dopo anno pensioni di fatto immobili nell’importo significa di fatto tagliarle dopo averle erogate. Quindi e morale della favola: pensionati con pensioni sopra i 2600 euro pagano tributo all’inflazione più alto che mai e pagano la pensione a quota 103 per chi in pensione ci andrà a 62 anni.