Pescara, il sindaco non vuole sentire Bella Ciao. Bagarre in consiglio comunale

Pubblicato il 6 Maggio 2013 - 17:31| Aggiornato il 14 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

PESCARA – Il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia (Pdl) non vuole sentir cantare Bella Ciao. Per questo nell’ultimo consiglio comunale è scoppiato il caos: i consiglieri di opposizione hanno intonato il canto per protesta e hanno chiesto una seduta straordinaria affinché il primo cittadino faccia chiarezza su quanto accaduto nei giorni scorsi. Criticando la manifestazione promossa da Cgil e Anpi, lo scorso 25 aprile, in una scuola elementare della città per celebrare la Liberazione, il sindaco Mascia aveva definito Bella ciao come una canzone che ha ”chiaramente un marchio politico” e aveva inviato una lettera di disappunto alla dirigente della scuola.

L’antefatto. La scuola elementare ”11 febbraio 1944” sorge nello stesso luogo in cui, l’11 febbraio del 1944, nove partigiani furono fucilati dai tedeschi su delazione dei fascisti. Nella lettera alla direttrice, il primo cittadino sottolineava che i bambini sono stati ”resi partecipi e protagonisti involontari in canzoni che hanno chiaramente un marchio politico” e criticava il fatto che i ragazzini abbiano intonato una versione rivisitata dell’Inno di Mameli, ”quasi fossimo a un karaoke”.

Gli alunni della scuola, infatti, nel corso della manifestazione avevano cantato il brano ”Bambini d’Italia”, versione rielaborata dal commediografo Marco Bricco, che sulle note dell’Inno originale ha inserito un testo lodato anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Durissima la reazione dell’opposizione che, dopo aver interrotto il Consiglio comunale, definiscono ”grave” l’azione del sindaco ed esprimono solidarieta’ alla scuola, ”in difesa della libertà e della autonomia scolastica e dei valori dell’antifascismo e della Resistenza”. Secondo il segretario cittadino del Pd, Stefano Casciano, Mascia ”offende quanti hanno perso la vita per liberare l’Italia dal fascismo” e ”conferma la sua ignoranza storico-politica quando si parla di Resistenza”. ”Se il primo cittadino non inviera’ immediatamente una lettera di scuse – aggiunge il capogruppo di Fli, Massimiliano Pignoli – farebbe bene a dimettersi”.