Pesenti Fenaroli, Pio Albergo Trivulzio: i due errori in Lombardia. Ma c’è ingordigia di processi

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Aprile 2020 - 10:43 OLTRE 6 MESI FA

Pesenti Fenaroli, Pio Albergo Trivulzio: i due errori più grandi in Lombardia. Ma c’è ingordigia di processi

ROMA – Pesenti Fenaroli, Pio Albergo Trivulzio: i due errori, ormai acclarati anche se tutt’altro che pacifici, nella gestione dell’epidemia là dove coronavirus colpiva più forte: la Lombardia.

Pesenti Fenaroli è un ospedale, bergamasca, Alzano. E’ ormai acclarato, ricostruzioni e documenti alla mano, che all’alba del contagio (di quello conosciuto almeno) al Pesenti Fenaroli arriva un paziente affetto da coronavirus.

Se ne accorgono (non come all’ospedale di Codogno, dove invece per l’esatta diagnosi del paziente uno, che poi tale non era, ci mettono un bel po’). Se ne accorgono e quindi chiudono il Pronto Soccorso. Ma lo chiudono solo per qualche ora, poi lo riaprono secondo modalità e funzionamento normali.

Un errore grande, molto grande. E acclarato, incontestabile. Quel Pronto Soccorso riaperto secondo normali procedure verrà ovviamente frequentato da pazienti e parenti e amici di pazienti, diventerà una delle cause della grande e drammatica diffusione del virus nella bergamasca.

Chi ha riaperto in quel modo più che sbagliato quel Pronto Soccorso? Chi doveva decidere di chiuderlo? A chi competeva, chi ne aveva la responsabilità? E’ in atto un rimpallo tra strutture locali e regionali ed è in fase montante la ricerca del colpevole numero uno. Ma il colpevole numero uno non c’è.

Pio Albergo Trivulzio o “Baggina” come lo chiamano i milanesi. Secondo grande e acclarato errore. Anzi, non solo il Pio Albergo Trivulzio, con la “Baggina” tutte le case di riposo per anziani della Lombardia, le cosiddette Rsa. A un certo punto dell’epidemia la Regione Lombardia delibera di chiedere a queste strutture, tutte a gestione privata, di ospitare pazienti Covid 19 a bassa intensità di sintomi.

Insomma gli ospedali scoppiano e la Regione chiede ai privati che gestiscono case di riposo per anziani se hanno letti per anziani affetti da coronavirus ma in relative buone condizioni.

Errore grande: si crea una situazione di vicinanza tra persone fragili (gli anziani per definizione) e i contagiati. Magistratura ha aperto inchiesta per vedere se (non è già scritto) non siano state rispettate misure sanitarie. Non è neanche detto che in automatico siano da ascrivere a quella scelta della Regione le 600 morti registrate nelle Rsa (110 al Trivulzio).

La ragione di questi decessi il coronavirus? Se sì, quanti? Non sono stati fatti tamponi, non si sa. Quello che si può sapere, senza tuffarsi beati nel senno del poi, è che chiedere di ricoverare, trovare un letto per malati lievi di coronavirus nelle Case per anziani è stata una scelta disperata. Più che un crimine, un errore.

Pesenti Fenaroli, Pio Albergo Trivulzio: due errori in Lombardia. Ma quanti altri nel resto d’Italia. A chi attribuire la responsabilità delle morti o dei contagi nelle Case di Riposo nel resto d’Italia la metà delle quali a nero. Nero per le rette pagate a nero, nero per i contratti di lavoro del personale, nero , anzi buio per quel che accade normalmente in troppi di questi depositi di anziani? Alle Regioni, al Governo, al Capitalismo? Alla Avidità? Ai parenti che ce li lasciano? Agli, chiamiamoli così, imprenditori?

E a chi attribuire l’indicazione iniziale (sbagliata, sbagliatissima ma diffusa) di non allarmare mettendo mascherine in corsia? Non è stata impartita solo in Lombardia, la raccontano da tutta Italia. Hanno sbagliato in quell’ospedale lombardo, hanno sbagliato negli uffici della Regione Lombardia. Ma non c’ è stato un solo italiano che, nel suo piccolo o grande, non abbia sbagliato. 

Zaia, governatore del Veneto che oggi i più lodano, aveva rassicurato e giurato che era solo roba da cinesi, “perché loro mangiano i topi vivi, li abbiamo visti tutti”. Roba da cinesi, in Veneto non sarebbe mai arrivato, e invece coronavirus già c’era.

Hanno sbagliato, clamorosamente, Salvini e Meloni che esigevano si riaprisse tutto e subito perché quell’imbelle e spaurito Conte non aveva gli attributi (e i giornali della destra facevano la Ola e titolavano “Lasciateci lavorare”). Ha sbagliato Zingaretti e ha sbagliato Sala con la retorica del Milano non si ferma, anzi si fa un  aperitivo. 

Hanno sbagliato, anzi dato il peggio i governatori della Puglia Emiliano e della Sicilia Musumeci proclamando (con pompa e inefficacia tutta borbonica) che le loro terre andavano difese dagli italiani e vietate agli italiani non compaesani. Hanno sbagliato gli italiani che, quando coronavirus già c’era ed era già noto, sono andati a sciare, a ballare, a farsi un poi’ di spiaggia in folla.

Hanno sbagliato tutti quelli che non fabbricavano più da anni e anni mascherine. Hanno sbagliato medici, politici  e cittadini tutti che anni e anni fa decisero e scelsero di orientare il Servizio Sanitario verso le malattie croniche di una popolazione che invecchiava e che pensarono, tutti insieme, che le malattie infettive erano sparite o quasi.

Hanno sbagliato tutti quelli, politici e cittadini, che invece che ospedali hanno speso per Quota 100 e per mandare la gente in pensione a 62 anni e anche prima…

Sì, ci sono stati un sacco di sbagli ed errori. Riconoscerli, trovarli dovrebbe servire a imparare a non ripeterli, almeno non tal quali. Invece siamo troppo abituati, assuefatti a cercare gli errori per dar cibo alla ingordigia di processi, alla bulimia di processare. In tutti gli errori, evidenti e acclarati, non c’è un colpevole Numero Uno. Investiti da una cosa letteralmente mai vista e neanche immaginabile molti hanno sbagliato. C’è stato errore, talvolta clamoroso. Ma non c’è stata colpa.

Ed è invece la colpa, la colpa a prescindere che va cercando opinione pubblica allenata da decenni al rancore e alla recriminazione. Bella Italia sui balconi e Grande Italia solidale e responsabile nello stare in casa? Miraggi. E’ già di nuovo e sempre Brutta Italia: la destra e le sue voci che si ingegnano ogni giorno a gridare Conte incapace e complice del virus, la sinistra che si ingegna a mostrare Fontana incapace e complice del virus…

E 20 mila italiani al giorno (quelli colti in flagranza, quindi almeno duecentomila al giorno) che vanno a quel posto al prossimo andandosene in giro per i fatti loro, gli unici che contano. E questa insaziabile voglia di processare l’altro, forse per inconscia consapevolezza che sotto processo etico e civico andrebbe messo non l’altro ma il se stesso.