‘Ndrangheta, 150 arresti in Piemonte. “Accordi tra politici e boss”

Pubblicato il 9 Giugno 2011 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Appalti, aziende, pizzo, e soprattutto accordi con i politici, di destra e di sinistra: la ‘ndrangheta si è infiltrata e consolidata anche al nord. Dopo Lombardia e Liguria arrivano le prove che la mafia calabrese è ben strutturata anche in Piemonte. Si è inserita come un liquido: attraverso le sue aziende, i suoi uomini, i favori ai potenti e i grandi appalti in cambio. Sopra tutto spuntano i rapporti con la politica: politici di destra e di sinistra che abitualmente sembra frequentassero i boss delle andrine trapiantati in Piemonte.

Mercoledì mattina sono stati eseguiti, nell’ambito dell’operazione ‘Minotauro’, 151 arresti per associazione mafiosa in Piemonte. Un’inchiesta scaturita dalle rivelazioni del pentito Rocco Varacalli che ha fatto emergere una realtà prima sconosciuta: rapporti tra boss della ‘ndrangheta in Piemonte e esponenti della politica e delle istituzioni. Insomma ci sarebbero, in mano agli inquirenti, diverse intercettazioni che riportano conversazioni tra politici piemontesi, di destra e di sinistra, e boss locali: gli uni chiedono favori, gli altri glieli fanno in cambio di appalti.

Al momento è stato arrestato soltanto un politico, l’ex sindaco Pdl di Leinì (Torino), Nevio Coral, 71 anni, noto anche per essere il suocero dell’assessore regionale piemontese alla Sanità Caterina Ferrero (che ha rimesso le deleghe in seguito al suo coinvolgimento nello scandalo della sanita’ piemontese). Sul suo conto ci sarebbero diverse prove tra cui anche un’intercettazione in cui parla con un affiliato alle cosche di come ”creare un gruppo” per avere il controllo del territorio.

A proposito del collegamento tra i politici e i boss, il procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli, ha parlato chiaramente di ”amorevole intreccio che dà all’inchiesta un risvolto inquietante”.Il procuratore Caselli, nella conferenza stampa di presentazione dei risultati dell’operazione, lo ha definito ”il biglietto da visita della ‘ndrangheta da spendere nel mondo politico e imprenditoriale piemontese”. Amare le osservazioni del procuratore Caselli: ”Credo di poter serenamente dire – ha detto – che stupisce e amareggia, a dir davvero poco, che siano purtroppo in tanti, in particolare politici e amministratori, ad intrattenere abitualmente simpatici e proficui rapporti, quasi sempre d’affari o di scambio, con persone riconducibili all’ambiente e all’entourage mafioso, creando un amorevole intreccio di cui questa inchiesta offre, utilizzando dati in ‘presa diretta’, uno spaccato inquietante”.

Quello di Coral infatti non è l’unico nome eccellente che compare nell’ordinanza firmata dal Gip di Torino Silvia Salvadori. Emergono numerosi contatti tra un capo locale, il boss di Rivoli Salvatore Demasi, con deputati, amministratori e funzionari pubblici. Nessuno di questi è indagato, ma gli inquirenti sono riusciti ad accertare ad esempio gli orientamenti della cosca in occasione delle elezioni a Castellamonte. Oppure i contatti tra Demasi e alcuni deputati nazionali e regionali: “Tra la fine di gennaio e il febbraio 2011 – si legge nell’ordinanza – si è incontrato direttamente o tramite intermediari con l’onorevole Gaetano Porcino dell’Idv, con l’onorevole Domenico Lucà del Pd, con il consigliere regionale del Pd Antonino Boeti, con l’assessore all’Istruzione di Alpignanno Carmelo Tromby, sempre dell’Idv”.

Le primarie a Torino. Gli inquirenti descrivono i preparativi di un incontro per il giorno 29 gennaio 2011, al Bar Massaua di Torino tra Porcino e Demasi. Secondo ‘Il Corriere della Sera’, in un’altra circostanza sarebbe stato il deputato Lucà a chiamare Demasi, per chiedergli aiuto in vista delle Primarie di Torino. ‘Il Corriere della sera’ riporta queste intercettazioni:

Lucà: “…Ascolta, ti volevo chiedere questo, tu sai che a Torino abbiamo le primarie”.

Demasi: “Certo! Tu dimmi qualcosa che io mi interesso”.

Lucà: “Io sto sostenendo Fassino”.

Demasi: “Eh beh, anch’io avrei fatto la stessa cosa”.

Lucà: “Obbiettivamente mi pare la persona più seria in questo momento (…) volevo chiederti se magari, perché la partita è molto dura con Gariglio”.

Demasi: “Sì, una mano”.

Lucà: “Se magari hai qualche, amico a Torino”.

Demasi: “Certo!… certo che ne ho!”.

Lucà: “A cui passare la voce, perché possono votare tutti i residenti a Torino, che abbiano compiuto sedici anni”.

Demasi: “Tutti i residenti a Torino…esatto!”.

Lucà: “Quindi insomma, se qualcuno riesce, se hai qualche amico da consigliare”.

Demasi: “Come non nè ho… ne ho!… ne ho più di uno… grazie a Dio… ne ho più di uno”.

Scrive ‘Il Corriere della Sera’ che Demasi si sarebbe interessato anche alle elezioni di altri Comuni. Come Ciriè, il centro più grande delle valli di Lanzo. A partire dalla metà dello scorso marzo, si sarebbe cominciato a spendere telefonicamente per Francesco Brizio Falletti, attuale Sindaco della città, a sua volta non indagato. Sempre ‘Il Corriere della Sera’ riporta queste intercettazioni:

Enzo: “…ascolta un attimo…siccome devo fare una cena a Ciriè con il Sindaco…tu hai qualche conoscente?…su Ciriè?…fai mente locale poi mi dici…”

Demasi: “…eeeeh…mah…faccio mente locale… si…c’è….va beh…va beh… poi te lo dico…”

Enzo: “…ecco…c’è…praticamente sto predisponendo questa cena per il Sindaco di Ciriè…che è Francesco Brizio, che è un mio amico… gli ho detto: mah… ti faccio una cena di amici paesani… qualche Calabrese c’è…”

Demasi:” …va beh…adesso…adesso…(inc.)…”.