Pil, Italia a crescita meno: un elefante invisibile nella campagna elettorale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2013 - 20:58 OLTRE 6 MESI FA
LaPresse

ROMA – Un elefante che chiunque andrà al governo non potrà far finta di non vedere: il 2013, così come il 2012 sarà per l’Italia un altro anno senza crescita. L’Istat conferma i timori peggiori, e se il 2012 si è chiuso con un -2,2%, per il 2013 le previsioni sono di un Prodotto interno lordo a meno 1% (il governo aveva calcolato un più ottimista -0,2%). Che significa? Che diminuendo il denominatore (il Pil) si dovrà intervenire sul numeratore (il deficit), per evitare che i conti finiscano fuori controllo. Oppure invertire la rotta e iniziare, dopo decenni, a intervenire per rilanciare la crescita.

Certo nessun politico ha voglia, a pochi giorni dalle elezioni del 24 e 25 febbraio, di parlare di correzione dei conti e tantomeno di manovra. La esclude Mario Monti e, anche se con toni più moderati, Pier Luigi Bersani. Nonostante il Pd ci tenga a sottolineare come il governo tecnico lasci “in eredita” ben 7 miliardi di misure da rifinanziare, a partire dagli ammortizzatori sociali, e lasciando fuori l’incremento dell’Iva che scatterà a luglio prossimo: da solo vale altri 4 miliardi.

Monti si difende: “I dati sono negativi ma in linea, grosso modo, con le aspettative”. Vero per il 2012, dove le stime Istat-governo coincidono, ma non per il 2013. Anno a partire dal quale tra l’altro l’Italia si è assunta l’impegno del cosiddetto pareggio di Bilancio, inserito anche nella nostra Costituzione. Certo si tratta di un obiettivo da raggiungere al netto del ciclo, il che consente qualche margine di flessibilità.

Flessibilità sui conti dello Stato che potrebbe diventare la carta da giocare anche grazie all’apertura della Commissione europea con il commissario agli Affari economici Olli Rehn che ha fatto sapere che l’Ue potrebbe concedere più tempo per il rientro del Deficit a quei Paesi che hanno registrato una frenata sul fronte della crescita. È sembrato un regalo alla potente Francia, che nel 2013 sforerà con un 3,5% di rapporto deficit/Pil il tetto del 3%. Noi, con il nostro 2,9% nel 2012 e il 2,1% previsto nel 2013, stiamo messi molto meglio di parecchi Paesi europei. Ma paghiamo la stretta sui conti in termini di disoccupazione e di crescita dell’economia. La Germania è un Paese a crescita “poco”, la Francia è a crescita zero, l’Italia è a crescita meno.

Se ne ritornerà a parlare dell’elefante-Pil? Non è detto. Per ora la scena mediatica è dominata dalle dimissioni di Papa Benedetto XVI, dal Festival di Sanremo, e da una preoccupante ondata di arresti che coinvolge uomini d’affari, banche e società dai piedi della Madonnina al golfo di Cagliari. Alla politica sembra non dispiacere.