Pippo Civati: “Pd cambi o si fa altro. Matteo Renzi e Enrico Letta che dicono?”

Pubblicato il 4 Maggio 2013 - 20:59| Aggiornato il 10 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Pd cambi o “ne facciamo un altro”. Parla Pippo Civati, una delle voci più critiche del partito (contrario alla linea “ufficiale” già durante l’elezione del capo dello Stato e sulla fiducia al governo Letta).

Ecco cosa ha scritto Civati sul suo blog: “I vertici del Pd non cambiano strada. Anzi, vogliono rimanere al vertice del Pd. Semplice, no? Ora pensano a un segretario (non più a un reggente super partes) che venga eletto sabato dall’assemblea nazionale del 2009 e che poi si candidi alla segreteria a ottobre, con il sostegno del partito (uno schema alla Franceschini di quattro anni fa, per capirci). Come dimissionari, sono parecchio attivi, non trovate? Chi non è andato al governo, di quel gruppo dirigente, si candida a rinnovarsi alla guida del partito. Così facciamo bingo”.

Cosi’ il deputato Pd Pippo Civati, sul suo blog, parla del dibattito interno in vista dell’assemblea di sabato prossimo. ”Il Congresso si svolgerebbe – sostiene Civati – solo tra i tesserati (e speriamo che ci si possa ancora tesserare) e non tra gli elettori (nemmeno quelli del famoso albo, che abbiamo registrato e fatto votare su un testo molto impegnativo, che poi non abbiamo rispettato), perché il segretario non sarebbe più automaticamente il candidato premier. Posizione che condividono, immagino, il premier attuale (Enrico Letta) e il candidato premier in pectore (Matteo Renzi): per motivi diversi, a meno che i premier, in futuro, non diventino due (magari la convenzione per le riforme introduce il consolato alla romana)”.

Per ”il-segretario-in-due-mosse – aggiunge Civati – si parla di Guglielmo Epifani (più vicino a Bersani, dicono quelli che la sanno lunga) e Gianni Cuperlo (dalemiano più critico di altri): un derby, diciamo, in cui le magliette si faticano a distinguere”. ”Vorrei che fosse chiaro: – conclude il deputato – se faranno davvero così, il Pd ci toccherà farlo da un’altra parte. Perché questo non è più il Pd, aperto e inclusivo che ci eravamo raccontati: è più o meno il suo contrario. Ed è la prosecuzione (con gli stessi mezzi) di quello che abbiamo visto al lavoro negli ultimi venti giorni. Con i successi che sappiamo”.