Pisanu: “Ci fu una trattativa tra mafia e Stato”

Pubblicato il 30 Giugno 2010 - 14:59 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente dell’antimafia Beppe Pisanu interviene sui presunti rapporti tra mafia e Stato che, stando alle sue parole, non furono poi così tanto presunti. ”E’ ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica – spiega Pisanu – Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto e’ nella natura stessa della borghesia mafiosa”.

Pisanu ha ricostruito dettagliatamente i vari passaggi degli ”omicidi eccellenti” e delle stragi a partire da quella mancata dell’Addaura, citando che ormai vi sono notizie ”abbastanza chiare” su due trattative: quella tra Mori e Ciancimino ” che forse fu la deviazione di un’audace attività investigativa” e quella tra Bellini-Gioè-Brusca-Riina, dalla quale nacque l’idea di aggredire il patrimonio artistico dello Stato”.

Pisanu ha osservato che l’elemento probabilmente sottostante al confronto mafia-stato era quello di costringere all’abolizione del 41 bis e a ”ridimensionare tutte le attività di prevenzione e repressione”. E a riscontro Pisanu cita una ”singolare corrispondenza di date che si verifica, a partire dal maggio del 93, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza di tre blocchi di 41 bis emessi nell’anno precedente”.

Alle spalle delle stragi del ’92 e del ’93 – afferma ancora Pisanu nella sua relazione- si mosse ”un groviglio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello stato”. ”La spaventosa sequenza del ’92 e del ’93- dice Pisanu- ubbidì a una strategia di stampo mafioso e terroristico, ma produsse effetti divergenti”.

Da un lato ci fu il senso di ”smarrimento politico-istituzionale che fece temere al presidente del consiglio di allora l’imminenza di un colpo di stato”. Dall’altro determinò ”un tale innalzamento delle misure repressive che indusse cosa nostra a rivedere le proprie scelte e prendere la strada dell’inabissamento”.

Ma Pisanu poi avverte: ”Nello spazio di questa divergenza si aggroviglia quell’intreccio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello stato che più volte abbiamo visto riemergere dalle viscere del paese”.

Pisanu indica l’orizzonte del dibattito in commissione sulle stragi del ’92-‘ 93: ”Indagheremo le relazioni tra mafia e politica ma con un’avvertenza per me decisiva perchè di fronte ad eventi terribili si giustappongono senza mai fondersi tre verità, quella giudiziaria, quella politica e quella storica, che si basano su metodi di ricerca e su fonti diverse con la conseguenza di dare luogo a risultati parziali e insoddisfacenti” cosa che è ”nella maggioranza dei casi inevitabile”.

Pisanu afferma ancora:”La verità politica interessa tutti noi per cercare di spiegare ai nostri elettori quale pericolo ha corso la democrazia in quel biennio e come si è riuscito ad evitarlo”.