Più voti più spazio in Tv: il governo prepara la nuova (im)Par Condicio

Pubblicato il 15 Ottobre 2009 - 14:10 OLTRE 6 MESI FA
Ignazio Abrignani

Il deputato del Pdl Ignazio Abrignani

Dieci per cento diviso in parti uguali per tutti e il resto degli spazi televisivi da ripartire in basi a criteri proporzionali. Detto in parole povere: chi ha più voti e più parlamentari comparirà di più in tv. Questo il fulcro del nuovo disegno di legge, a firma Ignazio Abrignani, con cui il Pdl vuole modificare le norme sulla par condicio.

Alla base del ddl, come spiega la stessa introduzione al testo, c’è il convincimento (di Berlusconi), che la par condicio discrimini «chi ha avuto una rappresentanza reale con l’investitura popolare».

Perché nonostante la firma del deputato siciliano Abrignani, la vera regia è quella del premier, che la par condicio, per usare un eufemismo, non l’ha mai gradita. Dopo la sua approvazione, nel 2000, Berlusconi si lanciò in una serie di valutazioni che non lasciano spazio alle interpretazioni: «Non siamo in democrazia», «non è una legge democratica», «è un colpo di mano», «io ultimo baluardo contro la sinistra», «faremo ricorsi in tutte le sedi», «chiederò al presidente della Repubblica di non firmare».

Da quel momento Berlusconi ha sempre puntato a modificare la norma in modo da poter trarre (ulteriore) vantaggio dalla sua posizione economica e mediatica. Con questo ddl, infatti, il governo vuole introdurre anche la possibilità di messaggi politici a pagamento sulle televisioni nazionali anche in campagna elettorale. Chi ha più soldi da “investire” in campagna elettorale, insomma, potrà liberamente mettere la sua faccia davanti agli schermi degli italiani.

L’ipotesi di legge, in ogni caso, non piace al Partito Democratico, per bocca del segretario Dario Franceschini preannuncia «un’opposizione durissima». Per Franceschini, infatti, «c’è già uno squilibrio spaventoso, ci manca solo che si torni indietro».Sulla stessa lunghezza d’onda anche Antonio Di Pietro e Pierferdinando Casini che invitano a non toccare la legge.

Per il viceministro Romani, quella della par condicio «è una riforma importante che richiede un percorso obbligatoriamente condiviso». Di “condiviso”, però, sembra esserci decisamente poco.