Dalle carte dei pm: 900mila euro accusano Scajola, così la “cricca” gli comprò casa

Pubblicato il 29 Aprile 2010 - 09:45 OLTRE 6 MESI FA

Claudio Scajola

Il nome chiave dell’inchiesta Grandi Eventi condotta dai pm di Perugia è quello dell’architetto Arturo Zampolini, anche se risulta ultimo, in ordine alfabetico, nella lista degli indagati. Il suo nome compare in una richiesta di arresto insieme a quello di Stefano Gazzani, commercialista di Diego Anemone e Claudio Rinaldi. Il nome dell’architetto viene associato a quello del ministro per lo Sviluppo economico  Scajola. Secondo i pm Zampolini, nel 2004, avrebbe versato 900mila euro su un conto della Deutsche Bank, ottenendo l’emissione di 80 assegni per l’acquisto di un appartamento in zona Colosseo per Claudio Scajola.

Accusano i pubblici ministeri: «In questo modo trasferiva denaro e compiva operazioni tali da ostacolare l’identificazione della loro provenienza da delitti contro la pubblica amministrazione». Secondo le verifiche compiute dalla Guardia di Finanza la casa sarebbe costata circa un milione e mezzo di euro e la somma gestita dall’architetto sarebbe stata versata «in nero». L’indagine mira adesso a verificare per quale motivo Anemone abbia deciso di comprare un appartamento di prestigio per Scajola, all’epoca ministro dell’Attuazione del programma, dopo essere stato ministro dell’Interno fino al 2 luglio 2002 quando si era dimesso dopo la pubblicazione di sue frasi offensive nei confronti di Marco Biagi, il giuslavorista assassinato a Bologna dalle Brigate rosse.

Ora la Guardia di Finanza dovrà verificare se questo passaggio di denaro sia giustificato da numerosi appalti che Anemone aveva ottenuto dal Viminale. Immediata la reazione del ministro dello Sviluppo economico: “Sono assolutamente amareggiato e disgustato. Non ho nulla da aggiungere a quanto già dichiarato in merito alla mia estraneità perché non voglio partecipare a questa bruttissima abitudine di fare un processo mediatico”.

Arturo Zampolini usa lo stesso metodo, secondo i pm, anche per il generale della Guardia di Finanza Francesco Pitorru. In quel caso l’architetto, nel 2004, aveva «versato 285 mila euro in contanti presso la stesso istituto di credito e ottenuto l’emissione di 29 assegni circolari all’ordine di Monica Urbani per valuta corrispondente, per l’acquisto nell’interesse di Francesco Pittorru da destinare a Claudia Pittorru, figlia del suddetto». Anche due anni dopo, esattamente l’8 giugno 2006, Zampolini si occupa di un acquisto per conto del generale. Infatti «versa 520 mila euro sul conto corrente e ottiene assegni circolari all’ordine di Rosa e Daniela Arcangeletti, Rosa Anna e Nello Ruspicioni per l’acquisto di un immobile intestato allo stesso Pittorru e alla moglie Anna Maria Zisi».

Del trasferimento delle somme all’estero destinate ad Angelo Balducci e Claudio Rinaldi si sarebbe invece occupato Gazzani. I pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi accusano i due funzionari pubblici di aver «autorizzato i lavori di implementazione del Salaria Sport Village di proprietà dello stesso Anemone e di Filippo Balducci (figlio del funzionario, ndr) abusando dei poteri connessi alla loro carica, in violazione della legge che gli stessi poteri prevedeva e a favore della società che ne traeva un indebito risparmio quantificato in 9 milioni di euro. Atto in relazione al quale ricevevano dalla parte privata la corresponsione di denaro per una somma allo stato non determinata che veniva girata in conti esteri intestati ai pubblici ufficiali».

Ora bisogna stabilire a quale procura appartenga la competenza per l’inchiesta. Per il giudice per le indagini preliminari Ricciarelli non deve essere Perugia ad occuparsene, mentre per i pm le richieste di misura cautelare si aggiungono a quelle nei confronti degli altri funzionari pubblici Balducci, Della Giovampaola e De Santis.