Poliziotto di quartiere? Non è in strada, ma in ufficio

Pubblicato il 19 Gennaio 2010 - 15:25 OLTRE 6 MESI FA

Quartieri presidiati, sicurezza nelle strade, divise per difendere i cittadini: vi ricordate la «grossa spallata al crimine» promessa dai poliziotti di quartiere? A distanza di poco più di sette anni in pochi li hanno visti, specialmente al Sud. Per presidiare il territorio nel 2002 il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu aveva praticamente svuotato gli uffici, peccato che però adesso quel personale che doveva dare la caccia ai delinquenti è sì in servizio, ma dietro una scrivania o sui sedili di una “pantera” della squadra volante.

Nel grande piano per ripulire le strade e far dormire tranquilli gli italiani erano previsti 6 mila uomini, tra poliziotti e carabinieri: quelli entrati in servizio sono stati solo 3.900, secondo i dati della Corte dei Conti. Per non parlare dei soldi stanziati: 500 milioni di euro in totale, di cui 10 solo per vestirli e attrezzarli, con tanto di scooter, telefono, computer palmare, radio. Di quel denaro investito 80 milioni di euro sono rimasti in cassa, il progetto è stato praticamente accantonato con l’ultimo “prelievo” dalla Finanziaria del 2005.

Dopo i primi tre anni di avveniristiche promesse e grandi scommesse sul territorio del mito del poliziotto di quartiere e il suo cappello rigido riconoscibile a distanza è rimasto ben poco. Nelle grandi città come Roma e Milano i pattugliamenti sono partiti, ma il Mezzogiorno è rimasto abbandonato, o quasi. Al di sotto della capitale, proprio nel cuore della gestione di mafia, ‘ndrangheta e camorra, solo il 15 per cento delle zone sono rientrate effettivamente nel progetto.

A Bari, Lecce, Caserta, Palermo, Trapani e Catania non ne è arrivato nemmeno uno. A Reggio Calabria, tra il 2003 e il 2009 sono entrati in servizio – a piedi- solo 28 agenti per controllare sei quartieri: troppo pochi per il sindaco Giuseppe Scopelliti che ha spedito in strada i vigili urbani dopo aver bandito dei concorsi.

«Noi ci credevamo» – racconta Massimo Montebove, portavoce nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia- «Eravamo convinti che finalmente si sarebbero rafforzati i commissariati, i servizi di prossimità. Invece non si è mai garantita una continuità al progetto: gli uomini sono stati presi e destinati ad altre mansioni». Ma il personale di polizia, si sa, scarseggia «e la prima mossa per arginare l’emorragia è stata ovviamente recuperare alle funzioni “ordinarie” i poliziotti destinati al presidio dei quartieri», aggiunge.

Propaganda e belle parole a parte, il progetto del poliziotto di quartiere è stato abbandonato troppo presto: mancano le forze – si giustificano i promotori del progetto – eppure mancavano anche nel 2002.