Lazio, countdown Polverini: -4. Il 2 dicembre l’ultimo di 70 giorni “di lotta e di governo”

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 28 Novembre 2012 - 17:15| Aggiornato il 3 Marzo 2013 OLTRE 6 MESI FA
Renata Polverini: “Adesso li mando a casa io!”. Era il 26 settembre

ROMA – Meno quattro giorni al 2 dicembre: entro quella data la presidente dimissionaria della Regione Lazio Renata Polverini dovrà indire le prossime elezioni regionali, ovvero dovrà indicare una data. Lo prescrive, ultima in ordine di tempo, anche una sentenza del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso presentato dalla stessa Polverini (Leggi: Elezioni Lazio, Polverini gongola: “Sconfitti i demagoghi”).

Il 2 dicembre potrebbe essere (il condizionale è d’obbligo, dati i precedenti) l’ultimo di una settantina di giorni di lotta (per rinviare le elezioni) e di governo (con le delibere approvate in gran silenzio). Non sono bastati finora gli inviti ripetuti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del presidente del Consiglio Mario Monti, del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, una sentenza del Tar: Renata Polverini finora resistito e ottenuto che il Lazio venisse incluso nell’election day delle Regioni, il 10 marzo, insieme a Lombardia e Molise.

Poi è arrivato il Consiglio di Stato, che ha interpretato – contraddicendo “l’esegesi” polveriniana – il limite dei 90 giorni dallo scioglimento del consiglio – prescritto da una legge regionale – come data entro la quale andare ad elezioni e non entro la quale fissare le elezioni.

La Polverini intanto, dimissionaria dal 26 settembre, lotta per rinviare le elezioni e “governa” come è più di prima. Delibera. Senza i limiti di un’opposizione e senza la pressione di un’opinione pubblica scarsamente informata su quello che si continua a fare in gran silenzio nelle stanze di Via della Pisana, sede della giunta e del consiglio regionale.

Sono passati due mesi dal 26 settembre, quando la Polverini – non ancora ufficialmente dimessa – fece affiggere i manifesti con la sua faccia e la scritta: “Adesso li mando a casa io!”. Non solo non li mandò a casa, i consiglieri e gli assessori regionali delegittimati dalle inchieste sugli sprechi e la corruzione dilagante. Ma la mattina dopo affrontò con provvedimento d’urgenza il “nodo” della promozione a dirigenti dell’amministrazione regionale di alcune persone del suo staff. Una priorità, come darle torto.