Ponte Morandi, i dubbi di Cantone: “Rischio infiltrazioni mafiose e troppi poteri al Commissario”

di redazione Bliz
Pubblicato il 10 Ottobre 2018 - 14:52 OLTRE 6 MESI FA
Ponte Morandi, i dubbi di Cantone: "Rischio infiltrazioni mafiose e troppi poteri al Commissario"

Ponte Morandi, i dubbi di Cantone: “Rischio infiltrazioni mafiose e troppi poteri al Commissario”

ROMA – Troppe lacune e il rischio di infiltrazioni mafiose. Sono i dubbi manifestati in audizione alla Camera dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, sul cosiddetto decreto Genova. Per il numero uno dell’anticorruzione, al commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi, Marco Bucci, sono assegnati troppi poteri.

“Quella di cui ci occupiamo è certamente una delle più grandi commesse dell’ultimo periodo”, premette Cantone dinanzi alle Commissioni Trasporti e Ambiente della Camera. “Nell’obiettivo di garantire al Commissario regole certe, in puro spirito di collaborazione istituzionale, ritenendo prioritario l’obiettivo della ricostruzione del Ponte, mi spetta il compito di sollevare qualche dubbio e perplessità sull’impianto del decreto”, ha aggiunto.

Nel decreto Genova, sottolinea il capo dell’Anac, è prevista “la deroga a tutte le norme extrapenali comporta anche la deroga al Codice antimafia e alla relativa disciplina sulle interdittive”. Cantone quindi segnala una importante lacuna nel testo. “Non ritengo – ha detto – di dover sottolineare i rischi insiti in tale omissione, soprattutto perché vi sono molte attività connesse alla ricostruzione (dal movimento terra allo smaltimento dei rifiuti, ad esempio) in cui le imprese mafiose detengono purtroppo un indiscutibile know how”.

Cantone è tornato su questo tema anche rispondendo alle domande di alcuni deputati. “Non è vero – ha spiegato – che le infiltrazioni mafiose sono un fenomeno che si verifica solo nel settore dello smaltimento rifiuti. In Italia il movimento terra è sostanzialmente monopolizzato da ditte collegate ad ambienti mafiosi. E un’opera come quella che si dovrà fare a Genova vede lavori ingenti sotto questo profilo”. Per aggirare il problema dei tempi, vista l’urgenza della ricostruzione, “si potrebbe stabilire – ha suggerito Cantone – un termine perentorio entro il quale il prefetto debba pronunciarsi sulle interdittive antimafia”.

E ancora, sottolinea Cantone, “con una disposizione che credo sia senza precedenti (la deroga a tutte le norme dell’ordinamento italiano, ad esclusione di quelle penali) si intende consentire al Commissario di muoversi con assoluta e totale libertà, imponendogli solo i principi inderogabili dell’Unione europea ed ovviamente i principi costituzionali”. 

Al commissario, spiega, “non si applica il codice, non si applica nessuna delle normative sui rifiuti e neppure quelle sulla sicurezza del lavoro: sono derogate tutte le norme. E’ una scelta del legislatore”. Il presidente Anac ha ricordato che “il commissario farà atti amministrativi per stabilire le regole e si dovrà dare regole autonomamente, alla luce di quelle europee”, ma proprio questo “proprio questo rischia di essere oggetto di contenzioso di fronte ai giudici amministrative e ordinari e le questioni rischiano di essere portate di fronte a una corte europea o alla corte costituzionale”.

“In tutti gli ambiti di riferimento comunitari e costituzionali, il rischio – ha evidenziato Cantone – è che gli atti del commissario non trovino nessuna rete di protezione di fronte ai giudici. Una deroga così ampia non consentirà al commissario di fare quello che vuole, ma paradossalmente il contrario”.