Ponte Morandi, via libera dal Cdm al decreto “salvo intese”. Cioè nulla di fatto

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Settembre 2018 - 19:49 OLTRE 6 MESI FA
Ponte Morandi, via libera dal Cdm al decreto "salvo intese"

Ponte Morandi, via libera dal Cdm al decreto “salvo intese”

ROMA – Via libera del Consiglio dei ministri al cosiddetto decreto “urgenze” che riguarda, oltre a Ischia e al Centro Italia, anche la città di Genova, ferita dal crollo del Ponte Morandi. Ne dà notizia il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, uscendo da Palazzo Chigi.

Nonostante le divisioni interne al governo giallo-verde, che avevano fatto pensare al rischio rinvio e dunque ancora attesa e disagi per il capoluogo ligure, il testo ha infine ottenuto l’ok del Cdm con la formula “salvo intese”. Cioè tutto e niente.

Ci saranno i primi aiuti a imprese e cittadini genovesi colpiti dal crollo ma nulla di fatto, per ora, sul nome del commissario alla ricostruzione. Il decreto “urgenze”, nella sua parte riguardante la città di Genova, non scioglie i due grandi quesiti riguardanti il capoluogo ligure: chi sarà il commissario per la ricostruzione e chi costruirà il nuovo ponte. Due temi sui quali, in queste ore, si sono ricorse le voci di forti divergenze tra M5S e Lega. Divergenze che si sarebbero appalesate anche durante la riunione del Cdm e alle quali andrebbero aggiunti gli attriti tra il presidente della Regione Liguria – e commissario per l’emergenza – Giovanni Toti e la parte M5s dell’esecutivo.

Al termine della conferenza stampa che segue il Cdm fonti di governo smussano tuttavia qualsiasi attrito interno. Piuttosto, si sottolinea, tra M5S e Lega c’è stata un’intesa generale sulla necessità di ascoltare gli Enti Locali – e quindi lo stesso Toti – prima di muoversi sul profilo di chi sovraintenderà alla ricostruzione.

Tra i nodi più difficili da sciogliere c’erano appunto il nome e i poteri da attribuire al nuovo commissario per la ricostruzione. “No a commissari che vengono da fuori”, aveva tuonato il governatore della Liguria Giovanni Toti, insistendo sul fatto che il decreto andava “concordato e condiviso”. “Se ce la facciamo per oggi, chapeau – aveva aggiunto – non morirà nessuno se dovesse slittare di una settimana”.

I Cinque Selle non volevano né il governatore Toti né il sindaco Marco Bucci, quest’ultimo gradito alla Lega. In pole position è finito allora il sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi (Lega), genovese, ma sul suo nome fino a poche ore prima non c’era ancora l’ok dei Cinque stelle.

Stando alle parole della Lezzi però è bastata qualche limatura per sedare i contrasti. Pero ora. Come punto di caduta, il governo ha infatti approvato il decreto con la formula “salvo intese”. Quindi con la possibilità di modificarlo ancora.

Intanto domani, alle 11.36, ad un mese esatto dal crollo di Ponte Morandi, Genova rimarrà in silenzio per commemorare le 43 vittime e stringere in un unico abbraccio chi ha perso la casa.

Novità potrebbero arrivare dall’inchiesta: “E’ possibile che il numero degli indagati aumenti”, ha detto il procuratore capo Francesco Cozzi. Al momento sono 20 le persone iscritte nel registro degli indagati e domani cominceranno i loro interrogatori dei membri del comitato tecnico del provveditorato alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta.