Primarie Pd, chi ha “vinto” il confronto? Sondaggi: Renzi primo, staccato Bersani

Pubblicato il 13 Novembre 2012 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA
Primarie Pd, sondaggi: Renzi sopra il 40%, staccato Bersani

ROMA – Chi ha convinto di più nel confronto a 5? Matteo Renzi in vantaggio, e non di poco, su Pier Luigi Bersani. Seguono Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci. I sondaggi realizzati subito dopo il confronto su Sky tra i 5 candidati per le primarie del centrosinistra, fanno registrare una netta preferenza per Renzi, che evidentemente dal confronto in tv esce ancora più rafforzato a discapito di Bersani e di Vendola.

Secondo il sondaggio del Corriere della Sera, al quale hanno partecipato in 19.720, il 47.7% dei lettori voterebbe Renzi. Segue Bersani, staccato di quasi 20 punti, al 25%. Al terzo posto Nichi Vendola con il 14.6%. Chiudono i due outsider, Puppato 6,4% e Tabacci 6.1%.

Numeri simili, quasi identici, anche quelli che emergono dal sondaggio realizzato da La Stampa. al quale hanno partecipato quasi 4mila lettori. Renzi sempre avanti con il 43%, Bersani staccato al 35%. Sempre terzo Vendola con il 14%. Chiudono Puppato 5% e Tabacci 4%.

In totale controtendenza Repubblica che riporta un sondaggio dell’Istituto Quorum secondo il quale a vincere, seppur di soli 2 punti, sarebbe Bersani. Secondo il 33% dei telespettatori il più convincente sarebbe stato infatti il segretario del Pd, seguito dal sindaco di Firenze al 31%. Secondo il 12% degli intervistati, ha invece prevalso Vendola. Solo il 5% ha indicato Bruno Tabacci e il 4% ha premiato Laura Puppato. Per il 15%, dal dibattito non è emerso nessun chiaro vincitore.

Se i risultati dei sondaggi dovessero rispecchiare poi il voto degli elettori del centrosinistra alle prossime primarie, è facile prevedere una vittoria di Matteo Renzi e quindi una sua candidatura a premier. In questo caso Bersani dovrebbe defilarsi come da lui stesso ricordato. Stessa cosa farebbe Renzi in caso di vittoria di Bersani. Per questo vincere le primarie assume un doppio significato, non solo per la candidatura a premier, ma anche e soprattutto uno spartiacque: quanti sceglieranno un rinnovamento e quanti rimarranno attaccati alla “tradizione”?