“Massaggio” a 15mila processi. A chi tocca il “libera tutti”: truffatori, corrotti, ladri di qualità…

di Riccardo Galli
Pubblicato il 8 Aprile 2011 - 15:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –Quindicimila processi che “scadono” come formaggini avariati, quindicimila imputati che se la cavano pescando il jolly nella gran lotteria dei Tribunali e sotto a chi tocca: truffatori, corrotti, ladri di qualità e non di polli, chi ha ferito o ucciso in un incidente stradale, chi picchia per strada o tra le mura di casa. E soprattutto chi ha mezzi e “cultura” per farsi assistere da esperti avvocati. Avvocati capaci di approfittare del “massaggio” governativo ai processi e di praticarlo quel “massaggio” che sta diventando legge, anzi leggi. Le leggi infatti son due e il risultato della somma di entrambe è il “massaggio”. Massaggio a due mani: la prima stringe, accorcia, taglia i tempi dei processi, il tempo passato il quale il processo scade. Si chiama “processo breve” ma il ministro Alfano pudicamente lo chiama “processo europeo”. Come che sia, meno tempo per fare i processi. La seconda mano allunga i tempi delle udienze e le moltiplica, così che il processo arriva più facilmente alla scadenza. Una mano lavora alla Camera, l’altra al Senato.

Il primo provvisorio bilancio del massaggio a due mani è: oltre 15mila processi da buttare con relativi, presunti, colpevoli scagionati da ogni accusa e con la fedina penale pulita. Lo denuncia il Consiglio Superiore della Magistratura e lo conferma, implicitamente, il Governo. Sarà questo l’effetto più immediato della “prescrizione breve”. Provvedimento a cui si sommerà poi il “processo lungo”. Due leggi in discussione tra mille polemiche, una alla Camera ed una al Senato.

Sono non tanto gli effetti che queste leggi avranno sui processi di Silvio Berlusconi quindi, quanto gli effetti “a cascata” che avranno su tutti i cittadini e su tutti i processi “normali”, a destare preoccupazione. Migliaia di processi cestinati e una serie di reati, di fatto, depenalizzati: truffe, omicidi colposi, corruzioni. Reati che hanno un tempo ordinario medio di prescrizione tra i sette e i dieci anni. A cui bisogna toglierne due o tre perché il delitto non si scopre subito. Restano, ben che vada, cinque o sei anni per fare tre gradi di giudizio. Un tempo risibile rispetto all’attuale durata media dei processi Italia.

E se da un lato la prescrizione breve accorcerà “l’aspettativa di vita” dei dibattimenti, la loro potenziale lunghezza verrà dall’altro allungata a dismisura grazie al “processo lungo” approvato in commissione giustizia a Palazzo Madama. Questo secondo provvedimento, comparso sotto forma di un emendamento al ddl leghista sul giudizio abbreviato (ironia della sorte?) presentato dal capogruppo Pdl Franco Mugnai, consentirà alla difesa di presentare elenchi di testi “infiniti”, prolungando così i procedimenti fino all’inevitabile prescrizione. Non solo. Prevede anche che una sentenza passata in giudicato non possa più considerarsi prova definitiva in un processo. Nel processo Mills che vede imputato il Cavaliere, e che morirà quasi immediatamente con la prescrizione breve, il risultato sarà che la condanna già a carico dell’avvocato inglese corrotto non potrà essere usata come elemento di prova. In tutti gli altri processi non a carico del premier invece sarà che gli avvocati difensori potranno sommare questa nuova arma all’atavica lentezza della nostra giustizia e ottenere così la prescrizione per i loro assistiti.

Migliaia di processi archiviati e reati di fatto non più perseguibili, su questo almeno convergono i dati di Governo e magistratura, anche se, ovviamente, con letture diverse. Il Csm parla di un’amnistia di fatto e stima un 10% dei processi a rischio con l’introduzione della prescrizione breve, per un numero più o meno pari a 15mila. Alfano, il ministro della giustizia, non smentisce e non batte ciglio quando, per tre volte durante l’ostruzionismo dei futuristi, Nino Lo Presti lo rimprovera di non aver fornito al Paese “i dati dell’impatto sui processi”, di non aver detto “quanti aborti clandestini, quanti maltrattamenti in famiglia, quante violenze private, quante corruzioni resteranno impunite”. Il Guardasigilli non lo dice ma lo sa. I tecnici del ministero di via Arenula hanno infatti fatto i loro conti e hanno comunicato al loro ministro una stima simile, ma che si può leggere in modo opposto. Oggi in Italia sono già 170mila i processi che “muoiono” per prescrizione. Quindi non si può parlare di effetto amnistia, come fa il Csm, se a questa cifra già pesante se ne aggiunge una di impatto ben minore, quei 15mila in più. Senza conteggiare, perché impossibile, quanti altri procedimenti finiranno in prescrizione grazie alle novità introdotte dal processo lungo. In pratica: già se ne prescrivono tanti di processi, mille più mille meno poco importa.

Le leggi sono pensate per togliere dai guai Berlusconi, questa la principale critica che viene rivolta alle norme in questione, ma per salvare uno se ne salvano altri cento, anzi altri 15mila. Con i tempi di prescrizione abbreviati, con liste di testimoni che si possono allungare a dismisura – magari chiamando Clooney – e con la strutturale lentezza dei processi italiani, per un incensurato sarà praticamente impossibile subire una condanna e finire in galera. Certo, omicidi e reati di mafia resteranno “processabili”, in questi casi i tempi di prescrizione sono lunghi e spesso gli imputati non sono incensurati e quindi non hanno diritto allo sconto derivante dalla prescrizione breve, ma questi non sono la maggioranza dei reati. E paradossalmente non sono nemmeno i reati più devastanti dal punto di vista sociale. Saranno invece proprio i reati più diffusi, quelli più odiosi e quelli che più macerano la convivenza civile come la corruzione, le violenze private, il furto e la truffa a diventare in molti casi “non processabili”.

La maggioranza ha i numeri, i provvedimenti con ogni probabilità passeranno, a meno che il Presidente della Repubblica intervenga per fermarli e, ancor di più, in Italia la certezza della pena andrà  definivamente a farsi benedire. Un caso più unico che raro, una politica di certo atipica per un Governo di centro destra che, tra l’altro, ha impostato la propria campagna elettorale anche sulla sicurezza.