Processo Antonveneta: ex ministro Brancher condannato a 2 anni

Pubblicato il 28 Luglio 2010 - 18:36 OLTRE 6 MESI FA

L'ex ministro Aldo Brancher

L’ex ministro Aldo Brancher è stato condannato a 2 anni di reclusione e 4000 euro di multa a Milano nell’ambito del processo con rito abbreviato per un filone dell’inchiesta sulla tentata scalata ad Antoveneta da parte di Bpi.

Brancher è accusato di appropriazione indebita per una cifra di poco più di 400 mila euro e di ricettazione per altri 600 mila euro ricevuti in contanti dall’ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani o da qualche suo collaboratore tra il 2001 e il 2005.

Brancher, ex ministro del Decentramento e della Sussidiarietà (le cui deleghe sono sempre state oscure), lo scorso 5 luglio aveva dato le dimissioni dal suo incarico, dopo molte polemiche a causa del tentativo di avvalersi del legittimo impedimento.

L’ex ministro Brancher è stato assolto da due dei quattro episodi di ricettazione che gli sono stati contestati, ed è stato condannato anche per i due episodi di appropriazione indebita. La posizione della moglie, Luana Magnezzo, accusata anche lei di appropriazione indebita in concorso con il marito, è stata stralciata e gli atti sono stati trasmessi a Lodi in quanto il giudice Anna Maria Gatto ha ritenuto il tribunale di Milano incompetente.

”Sono stati dimezzati i capi di imputazione – ha affermato l’avvocato Filippo Dinacci, difensore di Brancher insieme al collega Pier Maria Corto -. Il processo si fonda su tre gradi di giudizio e riteniamo che in appello anche questa parte residua possa essere risolta”.

Il pm Eugenio Fusco questa mattina aveva chiesto per l’ex ministro, nell’ambito del processo che si è svolto con rito abbreviato, una condanna a 2 anni di reclusione e 6 mila euro di multa. Tale richiesta è stata in sostanza accolta dal giudice. Uno degli episodi per cui oggi Brancher è stato condannato riguarda la ricettazione di 200mila euro recapitati dall’ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani all’allora parlamentare in una busta il 31 marzo 2005. Per tale vicenda venne indagato anche l’attuale ministro Roberto Calderoli, la cui posizione però è stata archiviata.