Processo breve. Oggi voto finale, Bersani rischiamo di andare su Avatar

Pubblicato il 19 Gennaio 2010 - 19:53| Aggiornato il 20 Gennaio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Aula Senato

Oggi, 20 gennaio, il voto finale al Senato sul disegno di legge sul processo breve. Scontato il sì dell’Aula.

A conclusione della seduta di martedì le prime scene di “ordinaria follia della politica italiana”.

L’Idv ha occupato per protesta il banco di presidenza minacciando di non muoversi di lì «per tutta la notte». Il capogruppo Felice Belisario si è accomodato nella sedia centrale, quella che di solito viene occupata dal presidente del Consiglio. Il Pd ha chiesto il voto segreto e almeno 5 senatori del centrosinistra non ce la fanno e votano con la maggioranza.

A Ballarò Pier Luigi Bersani interrogato sulla giustizia, non ha risparmiato la battuta con tanto di citazione cinematografica:  «il rischio è che finiamo su Avatar. È allucinante che dobbiamo sempre discutere di questi temi. Negli altri Paesi si discute di fisco, lavoro, impresa, riforma sanitaria e difesa ambiente. Invece io temo che da noi tutta la politica finisca sulla Luna».

Questo il clima che si respira attorno al «processo breve», il provvedimento in discussione mercoledì in Senato per ridurre la durata dei processi entro limiti prestabiliti. Norme che rappresenterebbero un aiuto indiretto per il presidente del Consiglio, che vedrebbe risolti attraverso la prescrizione alcuni dei suoi problemi giudiziari.

Merdoledì 20 l’Aula del Senato concluderà l’esame degli emendamenti presentati al ddl sul processo breve. Le dichiarazioni di voto saranno in diretta tv, così come il voto finale sul provvedimento.

L’opposizione martedì ha protestato e ribadito che si tratta di un provvedimento «per salvare il premier dai suoi processi». Alla prova del voto segreto però l’opposizione non ha retto e almeno 5 senatori del centrosinistra hanno votato ripetutamente con la maggioranza. Il Pd ha chiesto 78 voti segreti. La presidenza del Senato gliene ha concessi solo 15. Ma alle prime tre votazioni chieste dal senatore del Pd Giovanni Legnini, è stata l’opposizione ad andare sotto: ogni volta sono mancati almeno 5-6 voti. I senatori della maggioranza hanno riso e applaudito.

La “norma transitoria è il vero «cuore» del provvedimento, come sottolinea Felice Casson (Pd) ed è passata con 144 si, 125 no e tre astensioni. L’opposizione è insorta dicendo che si tratta di una norma «salva-premier». Si applicherà ai processi in corso che riguardano reati indultati o indultabili con pene fino a 10 anni. La prescrizione processuale scatterà se saranno trascorsi due anni (per i processi futuri il termine è di tre anni) da quando il pm ha esercitato l’azione penale senza che si sia concluso il giudizio di primo grado. Per Giampiero D’Alia è «un’amnistia mascherata che difficilmente la Lega potrà spiegare ai suoi elettori».

In segno di protesta, i senatori del Pd hanno deciso di leggere tutti una stessa dichiarazione nella quale si è ricordato tra l’altro che proprio martedì la Corte di Giustizia Ue ha respinto il ricorso di Cesare Previti (pur non citandone mai il nome). Una sorta di «mantra», ma il senatore del Pdl Piero Longo nel protestare contro la «litania» si è confuso e ha criticato il «tantra». Quindi ha recitato un contro-mantra, quello degli Hare Krishna: «Hare hare krishna hare hare».

La maggioranza non ha inoltre approvato nessuna proposta di modifica dell’opposizione, neanche quella che aveva richiesto il sindaco di Milano Letizia Moratti per evitare di pagare centinaia di milioni per il processo sui derivati.