Processo Breve: ok del Senato, ma in aula è bagarre e fuori sit-in del “popolo viola”

Pubblicato il 20 Gennaio 2010 - 19:56 OLTRE 6 MESI FA

Protesta davanti al Senato per il Processo Breve

Il disegno di legge per il processo breve passa al Senato con 163 sì, 130 no e due astenuti. Il Pdl esulta, l’opposizione protesta, è bagarre in aula e interviene il presidente Renato Schifani per calmare gli animi.

Due senatori, invece, hanno scelto di  non partecipare al voto: Enrico Musso per il Pdl, Alberto Maritati per il Pd. Il primo in dissenso dal suo gruppo che «ha mentito sul fatto che il testo non sarebbe servito al premier». Il secondo per il troppo disgusto per un ddl che di fatto «devasterà l’ordinamento giudiziario».

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel pomeriggio, ha respinto ogni critica parlando di «opposizione intellettualmente disonesta» e ha difeso il ddl che, a suo dire, non avrebbe «profili di incostituzionalità» e comunque conterrebbe misure per processi ancora troppo lunghi.

A proposito dei procedimenti che lo vedono imputato ha dichiarato: «Non sono processi, sono dei plotoni di esecuzione. Non ho ancora deciso se andare o meno ma i miei avvocati lo sconsigliano».

Quando sono cominciate le dichiarazioni di voto in Aula il clima era ancora  tranquillo. Le prime proteste sono arrivate quando ha preso la parola il presidente dei senatori Udc Giampiero D’Alia che ha contestato il ddl e attaccato la Lega che voterà un testo che – dice- è «la pietra tombale per il federalismo fiscale».

Dai banchi dove siedono i senatori del Carroccio è partito il primo coro di ‘Buhh!’ e di «Basta, smettila! Sono frottole!». D’Alia, invece, ha continuato puntando l’indice sull’obiettivo del ddl, che, a suo giudizio  non è solo «salvare il premier», ma anche «gli amministratori che hanno processi in corso davanti alla Corte dei Conti».

Il riferimento, ha spiegato in seguito, è all’allora Guardasigilli Roberto Castelli che con la norma transitoria vedrebbe estinti alcuni procedimenti che lo riguardano. Quindi ringrazia i leghisti per aver preso martedì 19 gennaio le difese di Calogero Mannino «che ha atteso 17 anni per avere giustizia, senza ricorrere a leggi ad personam». Il senatore ha quindi ricordato il periodo in cui  i seguaci di Bossi facevano «penzolare i cappi contro i Dc indagati».

Il capogruppo del Carroccio Federico Bricolo ha sorriso, ma nel suo intervento ha messo le cose in chiaro. La Lega, ha spiegato, «vota convinta il ddl» che è una norma «di civiltà» necessaria per attuare la Costituzione sul giusto processo, afferma. E per «dimostrare» che la maggioranza non si è occupata solo di leggi ad personam per il premier, come dice l’opposizione, il senatore leghista ha stilato un elenco delle «cose fatte dal governo»: dall’Ici agli interventi anti-crisi.

Il tutto mentre il presidente dei senatori Idv Felice Belisario batteva a lungo, in piedi, polemicamente le mani. È calato il silenzio, invece, quando il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro ha avvertito che con questa si è arrivati alla «diciottesima legge ad personam».

Poi la Finocchiaro ha offerto uno spunto di riflessione: quante riforme «utili al Paese il Parlamento avrebbe potuto fare nel frattempo?». Implacabile il commento di Luigi Li Gotti (Idv): «È la legge peggiore che si poteva fare. I malfattori ringraziano». «Nella storia – ha spiegato Li Gotti  rivolgendosi a Lega e Pdl – voi sarete solo una parentesi, simbolo del degrado e del basso impero».

È toccato, quindi,  al capogruppo Pdl Maurizio Gasparri difendere il testo che «in realtà ci chiede l’Europa» e respingere ogni accusa dell’ opposizione, che di fatto «vorrebbe una giustizia contra personam».

Dopo il voto non si placano le polemiche: i dipietristi hanno sventolato davanti ai fotografi in tribuna cartelli con su scritto “Berlusconi fatti processare”; “Finito processo Parmalat”. ‘Kermesse’ che fa andare su tutte le furie il presidente del Senato Renato Schifani che grida battendo il pugno sul tavolo: «Basta! Adesso basta!» ordinando ai commessi di rimuovere le scritte.

Fuori dal Palazzo i “viola” del No-B Day hanno organizzato un sit-in, mentre i magistrati contabili lanciano l’allarme: «Così distruggono la giustizia». Molti, ricordava martedì  il Pm della Corte dei Conti del Lazio Pasquale Iannuantonio, i processi che saranno cancellati: a cominciare da quello che riguarda il relatore del Ddl Giuseppe Valentino (Pdl). I processi del premier, accusa il segretario Prc Paolo Ferrero, si estingueranno con buona pace delle famiglie che invece restano vittime della crisi. «Uno salvo – sintetizza il segretario Pd Pierluigi Bersani – e migliaia senza giustizia».