Processo lungo: a chi giova?

Pubblicato il 29 Luglio 2011 - 20:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 29 LUG – Se il giudice non accoglie la richiesta del difensore di ascoltare anche un solo testimone l'intero processo potra' essere considerato nullo. E' questa, in estrema sintesi, la conseguenza principale del ddl, firmato da Carolina Lussana (Lega) e ribattezzato 'processo lungo', approvato oggi dall'Aula di Palazzo Madama.

Nel testo, infatti, si dice che il giudice ''a pena di nullita''' dovra' ammettere le ''prove ad eccezione di quelle vietate dalla legge e di quelle manifestamente non pertinenti''. In tutti gli altri casi non potra' opporre un rifiuto. Per escluderle dovrebbero ricorrere contemporaneamente due condizioni: il fatto che siano ''superflue e manifestamente non pertinenti, salvo che siano state richieste a prova contraria in relazione a prove gia' assunte''. E l'imputato, di norma, richiede sempre 'prove contrarie' rispetto a quelle prodotte dall'accusa.

Questa sorta di obbligo per il magistrato di ascoltare tutti i testimoni indicati dall'imputato varra' anche per i processi di mafia. La disciplina per l'acquisizione della prova, infatti, resta la stessa per ogni tipo di processo, anche per quelli di 416-bis. ''Toto' Riina, ad esempio – commenta il capogruppo Idv in commissione Giustizia del Senato Luigi Li Gotti – potrebbe indicare migliaia di persone anche solo perche' vengano ascoltate su questioni del tipo 'Lei sa se esiste o meno 'Cosa nostra'?'. Per quanto superflue, queste prove testimoniali potrebbero essere considerate pertinenti e pertanto dovrebbero essere ammesse per forza. Pena la nullita' della sentenza''.

L'allungamento del processo, anche in presenza di prove certe come immagini video o impronte digitali, incalza il senatore Pd Gianrico Carofiglio, verrebbe imposto a Tribunali nei quali ''non potendo pagare gli straordinari al personale, le udienze, finiscono sempre alle 14''. I tempi della giustizia, insomma, potrebbero allungarsi ''sine die'', facendo scattare la tagliola della prescrizione.

Unica ''consolazione'', si commenta nell' opposizione, e' che liste di testimoni lunghe come elenchi telefonici potranno permettersele pochi imputati. Sono questi ultimi, infatti, a dover pagare la trasferta per i testi.

Nel ddl si cancella poi la cosiddetta 'norma Falcone': nessuna sentenza passata in giudicato potra' piu' essere considerata come prova in un altro processo. Per il processo Mills, ad esempio, ricorda il capogruppo Udc al Senato Giampiero D'Alia, la sentenza di condanna dell'avvocato inglese non potra' piu' valere come prova in quello che dovra' essere celebrato nei confronti di Berlusconi. La norma continuera' pero' a valere solo per i processi di terrorismo e 416-bis.

Gli ergastolani non potranno avvalersi del rito abbreviato. Questo, che originariamente era il tema 'clou' del testo, ora e' considerata una parte 'marginale' del provvedimento. Le norme si potranno applicare ai processi in corso purche' ancora nella fase dibattimentale di primo grado.

Il nuovo emendamento del governo che di fatto ha riscritto il testo e', per l'opposizione, ''pieno di errori e sciatterie''. E non e' escluso che alla Camera venga completamente modificato. La Lega, per ora, l'ha sostenuto. Ma il testo, si assicura nel Carroccio, potrebbe anche finire in un cassetto di Montecitorio. Fino a settembre la parola d'ordine tra i leghisti e' 'stare tranquilli'. Poi, si vedra'. La cosa ''certa'', si spiega anche nel Pdl, e' che il 'processo lungo' dovra' tornare al Senato. Alcuni ''errori tecnici evidenti'' sono stati fatti, ammetteva ieri il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, e dovranno essere corretti. Un esempio su tutti: nel ddl si escludono i benefici carcerari per i condannati di alcuni reati gravissimi che abbiano cagionato ''la morte del sequestrato''. Ma nella lista indicata nel ddl vi rientra anche la strage senza vittime che con i sequestrati non ha molto a che fare.