Berlusconi scatenato in tribunale: “Accuse demenziali”. Al pm: “Lei è quello cattivo?”

Pubblicato il 12 Aprile 2011 - 00:10 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi arriva in tribunale (foto LaPresse)

MILANO, 11 APR – Ha parlato in un aula di giustizia ma lontano dai giudici. Si è sfogato con i giornalisti attaccando i magistrati, definendo ”risibili, infondate e demenziali” le accuse contro di lui e ”surreale e una perdita di tempo” la mattinata trascorsa al palazzo di Giustizia.

Silvio Berlusconi, lunedì 11 aprile per la prima volta presente come imputato al processo sul caso Mediaset, prima dell’apertura dell’udienza e durante una pausa, ha trasformato l’aula della Corte d’Assise d’Appello in una sorta di palco ed è partito con un fuoriprogramma che forse così inaspettato non era. Non si  è risparmiato nemmeno qualche scambio di battute al vetriolo con il pm Fabio De Pasquale.

Arrivato poco prima dell’apertura dei ‘lavori'(in piazza, ad accoglierlo, c’era una folla di sostenitori) il Presidente del Consiglio, doppiopetto blu e medico personale al seguito, dopo grandi strette di mano con gli avvocati difensori, si è avvicinato ai cronisti e prima dell’ingresso del collegio presieduto da Edoardo D’Avossa – che per altro ha poi lodato sostenendo di aspettarsi ”un giudizio sereno e obiettivo” – non ha esitato a lanciare bordate contro i suoi accusatori.

Ha cominciato ironizzando: ”Siccome c’è da fare poco al governo, sono qui a trovare un’ occupazione”. Pochi secondi dopo ha alzato i toni: si va dalle ”accuse inventate e demenziali” al ”fango incredibile che viene gettato, pazienza su di me che sono un ricco signore, ma su tutto il Paese”; dalla ”magistratura che lavora non per il Paese ma contro il Paese”, alle intercettazioni ”che non possono essere utilizzate in un Paese civile: non fanno fede né per l’accusa né per la difesa perché sono manipolabili. Basta che si tagli una frase e sembra che il resto sia corretto”.

Alla fine arriva la consueta rimostranza: ”Quelli nei miei confronti sono processi mediatici” e ”questa è la dimostrazione che nel nostro Paese siamo giunti a una situazione limite per cui bisogna riformare la giustizia”. Ma dal ‘palco’ della maxi aula del ‘palazzaccio’ milanese, il premier ha parlato anche del caso Ruby, l’ultimo processo in ordine di tempo che lo vede alla sbarra:”Non esiste alcuna concussione – ripete – ho chiesto un’informazione preoccupato per una situazione che poteva dar luogo ad un incidente diplomatico”.

Poi aggiunge di aver pagato la giovane marocchina ”per non costringerla a prostituirsi”. ”Ha giurato di non aver avuto mai avances da me”, prosegue Berlusconi, affermando di essere stato ”paradossalmente accusato di prostituzione minorile, quando invece la ragazza ha raccontato davanti a me e a tutti una storia molto dolorosa che ci ha persino commosso”.

Quindi arriva la sua ‘inedita’ versione su quel che ha fatto per aiutarla: ”Le avevo dato persino una chance di entrare in un centro estetico con un’amica”. Centro estetico che ”lei avrebbe potuto realizzare, se portava un laser per la depilazione per un importo che a me sembrava di 45 mila euro, invece lei ha dichiarato di 60 mila euro”. E quindi ”ho dato l’incarico di consegnarle questi soldi per sottrarla a qualunque necessità”.

Comincia l’udienza e in aula ritorna l’ordine. Il presidente del consiglio è seduto in prima fila di fianco a uno dei suoi legali, Niccolò Ghedini, per seguire l’esame dei tre testimoni. Di tanto in tanto si sistema i capelli e per due volte tira fuori dalla tasca un piccolo pettine e se li riassetta, gioca con le mani, ascolta chiudendo gli occhi – c’è chi giura sonnecchiasse – e poi prende appunti. Appunti che, approfittando dell’assenza dei giudici entrati in camera di consiglio, legge ai giornalisti: ”Ho passato una mattinata surreale ai limiti dell’inverosimile, una perdita di tempo paradossale con un dispendio di risorse generali che grida vendetta. E tutto sul nulla perché non c’è una prova, né un un documento e una testimonianza di un passaggio di denaro a sostegno delle tesi del pubblico ministero che sono solo frutto della sua fantasia”’.

Ma prima di congedarsi ancora un po’ di ‘veleno’: una battuta a Giuseppe D’Avanzo di Repubblica (”Senta signor Stalin…”)e un battibecco con il pm Fabio De Pasquale. Prima di salutarlo attacca: ”Lei è quello cattivo”. Pronta la replica al premier: ”Si contenga con le battute”. E Berlusconi di rimando: ”Si contenga lei con le accuse”. Controreplica del pm: ”Le accuse sono il mio mestiere, le battute no”. Fine della trasmissione.