Processo Ruby, count-down al 6 aprile: come è nata l’inchiesta sul Bunga bunga

Pubblicato il 3 Aprile 2011 - 16:03 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Sono i sospetti di alcuni agenti, in servizio quell’ormai famosa notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, quando Ruby viene ‘rilasciata’ dagli uffici della Questura, a far scattare le indagini con al centro la minorenne marocchina e i suoi presunti rapporti con Silvio Berlusconi. Pochi giorni dopo, la ragazza, al termine di una lite con la sua coinquilina, finisce in ospedale e sulla scrivania dei pm milanesi arrivano nuovi spunti che richiedono accertamenti.

Dalle prime intercettazioni, all’iscrizione del premier nel registro degli indagati diversi mesi dopo, alla decisione del gip di rinviarlo a giudizio: in meno di un anno dall’inizio dell’inchiesta si arriva al processo con rito immediato a carico del presidente del consiglio, che si aprirà mercoledì prossimo. Sul tavolo del pm Antonio Sangermano un fascicolo a carico di ignoti per induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile nella ‘Milano bene’ c’era già dall’aprile dello scorso anno. Poi, una decina di giorni dopo quella notte in Questura, quando Ruby, accusata di furto, venne rilasciata per le presunte pressioni sui funzionari da parte di Berlusconi, l’agente Marco Landolfi e il suo ‘superiore’ Edmondo Capecelatro fecero pervenire al pm Sangermano una prima relazione sulla convulsa nottata.

Intanto, sul tavolo del procuratore aggiunto Pietro Forno era arrivata la relazione sulla lite del 5 giugno scorso tra Ruby e la brasiliana Michele Conceicao, dalla quale emergeva che la marocchina, affidata a Nicole Minetti, in realtà viveva a casa di una prostituta. Sono proprio queste due relazioni a far partire le indagini. Nel frattempo, il pm Sangermano passa dal pool ‘reati sessuali’ alla Dda, e così nell’inchiesta entra anche il suo nuovo capo, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Sangermano e Forno tra luglio e agosto ascoltano Ruby per cinque volte. Vengono messi sotto intercettazione una quarantina di ‘bersagli’, dalla Minetti a Lele Mora a Emilio Fede, alle ragazze del giro di Arcore fino ai genitori di Ruby. Poi le analisi sulle celle telefoniche per verificare la presenza delle giovani a Villa San Martino. Minetti, Fede, Mora e tre suoi collaboratori vengono iscritti nel registro degli indagati a settembre con nomi di fantasia, per evitare fughe di notizie.

A fine ottobre sui giornali escono le prime indiscrezioni sull’inchiesta, ma dell’iscrizione di Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per concussione e prostituzione minorile, avvenuta il 21 dicembre, non si sa nulla fino al 14 gennaio scorso, quando al premier viene recapitato un invito a comparire per farsi interrogare: 389 pagine inviate anche alla Camera per chiedere l’autorizzazione a perquisire gli uffici di Giuseppe Spinelli, suo manager di fiducia. Berlusconi non si presenta dai magistrati e così il 9 febbraio scorso, sulla base di ”prove evidenti”, i pm milanesi chiedono per lui (dopo aver ‘stralciato’ la sua posizione) il processo con rito immediato.

Il gip di Milano Cristina Di Censo il 15 febbraio manda a giudizio il premier per entrambi i reati, dichiarando, tra le altre cose, la competenza dei magistrati milanesi ad indagare sulla presunta concussione, che la difesa ritiene di competenza del Tribunale dei ministri. Il gip fissa il processo al 6 aprile, davanti alla quarta sezione penale, e ai difensori vengono notificati, oltre al decreto del gip e alle 782 pagine di richiesta dei pm, tutti gli atti dell’indagine, poi integrati per ben due volte, perche’ i pm compiono ulteriori accertamenti, soprattutto sui conti correnti di Berlusconi. In gran parte sono gli stessi atti depositati anche a Fede, Mora e Minetti per i quali pm chiudono le indagini il 15 marzo, con due novita’: Ruby sarebbe stata adescata gia’ a 16 anni e sarebbero 13 i presunti incontri sessuali tra lei e il premier. Il 30 marzo e’ il giorno del deposito delle liste dei testimoni: 136 per l’accusa e 78 per la difesa, in una ‘sfilata’ di vip e politici. Mercoledi’ prossimo comincera’ il processo. Il giorno prima, pero’, la Camera dovra’ votare sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato e il caso Ruby potrebbe dunque finire anche davanti alla Corte Costituzionale.