Province trucco: più 30 mila poltrone. Fassino e Marino, sindaci: più stipendio

Pubblicato il 29 Marzo 2014 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA
Province trucco: più 30 mila poltrone. Fassino e Marino, sindaci: più stipendio

Graziano Delrio dal Papa. è peccato mortale anche fare danni all’economia

ROMA – L’abolizione delle Province è un imbroglio. Lo aveva già ammesso lo stesso padre della riforma, Graziano Delrio: le nuove aree metropolitane che dovranno sostituirle costeranno di più, ma “è strategico”.

Ora salta fuori un fatto ancor più grave, per tremila posti di consiglieri provinciali che saranno aboliti, ce ne saranno 30 mila in più tra consiglieri comunali in più (esattamente 26.096) e assessori (5.035) nei piccoli comuni fino a 10 mila abitanti. Lo rivelano il Fatto e Libero, mentre Roberto Calderoli attacca: le Province sono state abolite nel nome, ma non nelle funzioni, tutta una finta.

“La fretta per approvare il ddl Delrio? E’ per far entrare in vigore le nuove norme che aumentano i seggi e le poltrone in giunta nelle cittadine fino a 10mila abitanti. E la possibilità per i sindaci dei Comuni fino a 3mila di ottenere il terzo mandato consecutivo”:

Sara Nicoli sul Fatto si interroga e anche risponde.

“A sentire Matteo Renzi, tutto nascerebbe dalla necessità di arrivare alla cancellazione degli enti prima dell’election day del 25 maggio, quando i cittadini, in caso di mancata approvazione della legge, si sarebbero trovati a dover rieleggere anche i consigli provinciali e i loro relativi presidenti, con conseguenze a cascata facilmente immaginabili. Una dichiarazione ad effetto, quella di Renzi, che anche molti parlamentari hanno trangugiato senza colpo ferire, peccato che nulla sia vero. Il presidente del Consiglio ha “barato”.

Perché la riforma ha anche un altro effetto: aumenta i componenti dei consigli comunali per i paesi più piccoli. In particolare a fronte del taglio di 2.159 poltrone con la cancellazione delle Province, aumentano i seggi per i consiglieri (pari a 26.096) e i posti da assessore (+5.036) dei Comuni fino a 10mila abitanti.

Perché tanta fretta da parte di Renzi? si chiede Sara Nicoli.

“E, soprattutto, perché una tale bugia? Bisogna leggere con attenzione l’intero articolato per capire dove si annida il senso di tanta fretta. Ed, in particolare, si trova al comma 27 (cioè quello che prima era l’articolo 27, poi diventato comma in virtù dell’inserimento del maxi emendamento), dove si fa riferimento alla “ricomposizione dei consigli comunali” […] nel nuovo articolo 28 della legge”. […]

“Insomma, è previsto che per i Comuni più piccoli (fino a 3mila abitanti) il consiglio comunale sia composto, oltre che dal sindaco, da dieci consiglieri e un numero massimo di due assessori, mentre per quelli fino a 10mila si passa a 12, più quattro assessori.

Un’infornata di nomine e di poltrone, che in un territorio come l’Italia, frazionato in mille piccoli comuni e campanili, significa molto, anche in termini di ritorno elettorale. E arrivarci prima del 25 maggio significa, in qualche modo, veder subito i frutti di cotanto sforzo.

Certo, nel testo del provvedimento c’è anche scritto che i comuni in questione dovranno comunque far quadrare i bilanci nonostante gli aumenti delle poltrone, ma Renzi ha previsto anche un altro “regalo” ai piccoli comuni, ovvero la possibilità dei sindaci dei piccoli centri (entro i 3mila abitanti) di avere il terzo mandato consecutivo, togliendo il limite dei due. In ultimo, l’incompatibilità a ricoprire cariche istituzionali riguarderà solo chi detiene cariche in “enti pubblici territoriali con popolazione superiore ai 15mila abitanti”.

Davvero un bel regalo per il territorio, che ha fatto subito gridare allo scandalo prima la Lega e poi Grillo: “Abolite le Province?! Non è vero! – si legge in un posto sul blog di Beppe Grillo – mistificano in una cosa vergognosa, con tutti i giornali e i giornalisti dalla loro parte! Aumenteranno di 26.500 i consiglieri comunali, tolgono le province e scaricano tutto il personale sui comuni, aumenteranno di più di 5mila unità gli assessori comunali!”. Evidentemente il leader 5 stelle ha già fatto i conti dell’aumento delle seggiole generali, ma non c’è dubbio che stavolta sia vero”.

Fosca Bincher rincalza su Libero:

“Due paginette, che portano la datadel 26 marzoscorso. Proprioin extremis mentre già Matteo Renzi metteva cappello rumorosamente sul disegno di legge di Enrico Letta che secondo lui avrebbe abolito le province con gran risparmio di finanza pubblica, arrivava la smentita ufficiale. Quelle due paginette erano infatti firmate dal Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, che ha passato una vita nella Banca di Italia prima di essere chiamato lì dall’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.

Poche righe, che però smontavano la sostanza dei risparmi annunciati. Facendo notare che il testo del maxi emendamento governativo era pure pieno di contraddizioni. Nella prima parte ad esempio nessuno aveva indicato «la gratuità della permanenza in carica del Presidente della provincia uscente sino alla data del 31 dicembre 2014, per le province sostituite dalle città metropolitane e per il Presidente della Provincia, per l’eventuale commissario e per la giunta provinciale, fino alla data dell’insediamento del Presidente delle nuove province. Questi commi si pongono in contrasto con la previsione di gratuità per i nuovi organi».

Scrive ancora Daniele Franco:

«Si richiama l’attenzione sulla previsione della possibilità di riconoscere una indennità di funzione al sindaco metropolitano che, sebbene rinviata ad una legge statale che dovrebbe subordinare tale facoltà all’individuazione della necessaria copertura finanziaria, appare in controtendenza con le finalità sottese al provvedimento in esame volte a prevedere la gratuità degli organi politici delle Province e delle città metropolitane».

In altre parole, hanno trovato il modo di aumentare, surrettiziamente, lo stipendio a Piero Fassino, Ignazio Marino, Luigi De Magistris, al successore sindaco di Matteo Renzi e agli altri sindaci delle città metropolitaneRoma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, quelle già dette finora.

Senza contare, osserva Fosca Bincher,

“un altro aumento di spesa: quella per il personale. Il contratto dei dipendenti regionali (a cui verrà trasferito chi è impiegato in provincia ) è più ricco e generoso di quello per i dipendenti provinciali. Il testo non prevede che cosa debba accadere, se non il fatto che bisogna attendere un nuovo contratto integrativo, ma il servizio Bilancio del Senato avverte che in ogni caso se i dipendenti trasferiti non avranno il contratto più favorevole, faranno causa con ottime possibilità di vincerla”.