Quirinale, divisioni Pd ostacolano nome condiviso. Sponda al Pdl e a M5s-Sel?

Pubblicato il 12 Aprile 2013 - 10:04 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Elezioni Presidente della Repubblica: le divisioni interne al Pd potrebbero portare a non avere un nome condiviso per il Quirinale al momento del voto. Lo scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera.

Perché le possibilità sono due: o un accordo con il Pdl, che però porterebbe all’opposizione del M5s e forse anche di Sel. O un accordo con M5s e non con Sel.

Massimo Franco scrive:

Una maggioranza trasversale sul Quirinale lascia prevedere l’autoesclusione dei grillini. Se invece l’intesa con il Pdl dovesse saltare, la prospettiva più verosimile è che possa prendere forma un «cartello» presidenziale della sinistra e dei grillini. Magari per eleggere l’ex presidente della Commissione europea ed ex premier Romano Prodi: sebbene ieri l’interessato abbia fatto sapere che di Quirinale «non me ne sono curato». Sono due scenari agli antipodi. E, di nuovo, attraversano soprattutto il Pd ed i suoi alleati, a cominciare dal Sel di Nichi Vendola, favorevole alla seconda opzione. Il problema di Bersani è che non solo questa formazione di sinistra resiste a un compromesso con il Cavaliere sul capo dello Stato.

Dunque, la possibilità che si approdi in Parlamento con un nome «condiviso», come si dice, incapace di ottenere abbastanza voti nelle prime due o tre votazioni, non va esclusa. Gli umori antiberlusconiani rimangono radicati e diffusi. E lo scrutinio segreto potrebbe farli emergere, terremotando qualunque strategia di candidature concordate. La domanda che rimane sullo sfondo è se alla fine, invece di eleggere un capo dello Stato pensando ai prossimi sette anni, si manderà al Quirinale qualcuno in grado di garantire più prosaicamente un governo di minoranza a guida Pd per i prossimi sei mesi; e in una logica di spaccatura e divaricazione del Parlamento e, cosa più insidiosa, dell’Italia.