Quirinale. “Io Marini non lo voto”: franchi tiratori e malpancisti

Pubblicato il 18 Aprile 2013 - 11:07| Aggiornato il 25 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quirinale. “Io Marini non lo voto”: franchi tiratori e malpancisti. Ore 10 Montecitorio (segui la diretta), l’ora di Franco Marini presidente della Repubblica secondo il patto Bersani-Berlusconi, l’ora dell’apertura della caccia al “lupo marsicano” (come è chiamato l’ex leader della Cisl) dei tanti franchi tiratori pronti a disattendere gli ordini dei capi e far uscire da cardinale chi entra al conclave come papa. Marini, però, che deve guardarsi da un Pd balcanizzato e sull’orlo di una crisi di nervi, può sicuramente contare sull’appoggio di Scelta Civica (è la linea ufficiale) e, a sorpresa, su quello della Lega (39 voti subito, dalla prima votazione, meno quello di Bossi).

Ma è sugli “onorevoli-lupara”, sui cecchini delle intese raggiunte dei leader, che si concentrano le attenzioni oggi. Marini dispone, sulla carta, dei numeri per affermarsi con maggioranza qualificata (672 su 1007 grandi elettori).  Come Forlani nel ’92, impallinato in aula da un numero elevato di dissenzienti nella Democrazia Cristiana. Oggi, il “vizio” della balena bianca si è trasferito al partito Democratico dove, a parte chi platealmente dichiara che voterà altro, bisognerà verificare con il pallottoliere se Marini non ce la farà e se il partito sarà definitivamente esploso. La minaccia è talmente seria che Marini ha vinto il ballottaggio con Amato (preferito da Berlusconi) proprio perché bersaglio meno attraente per i franchi tiratori.

I “franc-tireur” della guerra franco-prussiana, i cecchini solitari usciti dalla schiera degli eserciti, dal secondo dopo-guerra in poi indicano solo quei “bastardi delle zone paludose dell’ordinamento” (Craxi), i riottosi che nel segreto dell’urna si divertono a bastonare i leader e i malcapitati candidati. Vittima privilegiata ogni idea severa di disciplina e obbedienza di partito. Anche se, come ricorda il veterano delle votazioni, il senatore Colombo, a volte i franchi tiratori servono eccome, come quando si impose Luigi Einaudi nel ’48 (anche lui fu franco tiratore avendo disatteso le indicazioni di De Gasperi per Sforza). Vediamo tra malpancisti e franchi tiratori potenziali come i partiti si preparano al voto, considerando che in teoria Marini dovrebbe avere un po’ meno di cento voti di sicurezza in più rispetto alla quota minima (672).

Centro sinistra e Partito Democratico. Rischia di essere la formazione a pagare il prezzo più alto alla strategia del segretario per eleggere il Presidente e aprirsi la strada verso Palazzo Chigi. L’opzione Marini pregiudica l’alleanza con Sel e infatti Vendola ha già annunciato che i suoi 45 voti andranno a Rodotà. Contrari nel partito sono i 51 riferibili a Renzi (ma l’ultima voce suggerisce scheda bianca), tre prodiani, una decina di veltroniani, qualcuno di Pippo Civati, un pezzo dei “giovani turchi”, poi in ordine sparso diranno no Serracchiani, Madia, Tocci, Verini, Ignazio Marino, Crocetta grande elettore della Sicilia, forse Matteo Orfini. Il quadro più chiaro arriva dalla consultazione di ieri sera che ha formalizzato la decisione del Pd: 222 sì, 90 no, 21 astenuti e 102 assenti. E’ in questo gruppo di cento che potrebbero nascondersi i “franchi tiratori”. I malpancisti non anonimi sparano a viso aperto.

Centro destra. Il Pdl vota compatto Marini. Proprio per questa ragione qui potrebbero concentrarsi franchi tiratori che, però, sembrerebbero non avere giustificazioni politiche o di altro genere. Una decina di franchi tiratori su 230 sono messi in conto, dalla parte di Fratelli d’Italia sono scettici ma anche pochini. La novità è che la Lega si è allineata al partner, voterà subito Marini e non il proprio candidato Del Lago, a parte Bossi che contro Maroni conduce una battaglia personale.

MoVimento 5 Stelle. Defilatisi Gabanelli e Gino Strada, Beppe Grillo punta su Stefano Rodotà. E’ il nome che serviva a stanare il Pd che infatti ha subito il colpo. Ma, se i 5 Stelle volevano ottenere l’accordo hanno tirato troppo la corda. O almeno fuori tempo massimo. I 162 voti dei 5 Stelle sono in banca per le prime votazioni. Ma chissà se poi, quando magari servirà solo una maggioranza semplice, anche il MoVimento si sveglierà infiltrato da una pattuglia di cecchini favorevoli a un accordo con la sinistra.

Scelta Civica. La linea c’è, i 71 montiani sanno cosa devono fare. Qualcuno, come Andrea Romano, voterebbe Marini ma Valeria. Gli altri sembrano disciplinati ma potrebbero riservare delle sorprese anonime.