C’era una volta un quotidiano comunista, ora è “indignato”

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Giugno 2011 - 15:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-C’era una volta un quotidiano comunista, stava e sta nelle edicole da una quarantina di anni. Non riesco a togliermi dalla mente un suo titolo di prima pagina di qualche giorno fa: “Indignazione”. Scritto e stampato con due colori diversi in pagina: un colore per “indign” e un altro a seguire per “azione”. Titolo corredato e spiegato con la grande foto dei manifestanti greci contro e sotto il Parlamento di Atene dove si discute e si vota se e cosa fare per evitare alla Grecia e ai greci la bancarotta. Il messaggio è chiaro: la giusta, sacrosanta e nobile “azione” è quella di respingere i tagli di spesa, l’autentica e meravigliosa “indignazione” è quella di chi non ci sta. E da quella parte, con quella parte devono stare gli autentici comunisti.

Ora si dà il caso, e non è neanche un caso nascosto o fortuito, che gran parte di quella parte sia composta della stessa composizione della società (civile?) greca. Una società che trae i suoi redditi da un’economia sommersa e nera pari al 25 per cento dell’intera ricchezza del paese. Una società dove l’evasione fiscale è superiore a quella italiana. Una società dove nel pubblico impiego ci sono un milione e centomila addetti su undici milioni e passa di abitanti, come se in Italia ci fossero più di sei milioni di dipendenti pubblici. Una società dove la raccomandazione e la mazzetta sono la regola anche per ottenere una visita medica in ospedale. E una parte di quella parte impegnata nella “indignazione” è fatta dai politici e dagli elettori del partito “Nuova democrazia”, il partito che quando era al governo ha truccato i conti pubblici e ha truffato l’Europa tutta. Con questa parte si schiera e si identifica con passione e impeto il “giornale comunista”. Con chi ha scassato il bilancio pubblico, imbrogliato sulle cifre, distribuito la tangente del deficit e del debito, con gli evasori fiscali, con i professionisti del nero, con l’impiego pubblico clientelare di massa.

Ricordo con qualche precisione nonostante i decenni passati che comunismo voleva dire individuazione dell’interesse generale e della classe sociale che ne fosse la leva. Ricordo che i comunisti erano quelli che diffidavano delle rivolte, delle jacqueries contro il potere perché altra e diversa cosa era la modifica degli assetti economici e produttivi. Ricordo che i comunisti erano quelli nemici delle corporazioni e dei privilegi, quelli per i quali non esistevano “diritti acquisiti” da pezzi di società a scapito della collettività. Quel tipo di comunisti, ormai vintage, hanno sbattuto la faccia contro il muro e gli spigoli della storia. Altri comunisti e di altro tipo sono venuti. I comunisti dei due tipi sono stati insieme al tempo che fu, uno dei due tipi si era sbagliato, e di grosso, su cosa fosse davvero comunista.