La raccomandazione sarà reato. Come la corruzione tra privati

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 16 Marzo 2012 - 11:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Cercati una raccomandazione” ti diceva mamma quando le speranze di trovarti un lavoro, magari l’agognato posto fisso, si erano ridotte al lumicino. Diceva mamma, perché anche la raccomandazione, o spintarella, finirà nel baule dei ricordi. Al supervertice tra il premier Monti e i segretari dei partiti che lo sostengono, Bersani-Alfano-Casini, si sarebbe raggiunta un’intesa di massima sul pacchetto giustizia. La legge anti-corruzione ripristinerà vecchi reati come il falso in bilancio, estenderà i tempi di prescrizione e abolirà la concussione rivista come estorsione e più in generale compresa nella corruzione, come vuole l’Ocse (per la gioia di Berlusconi, era l’accusa più solida al processo Ruby).

In più introduce nuovi reati, come la corruzione tra privati e il traffico di influenze, volgarmente dette raccomandazioni. Si vedrà quale sarà lo strumento adottato, anche se sembra scartata l’ipotesi di una legge delega in favore di un emendamento del governo a un testo già in discussione in Parlamento: un compromesso per consentire un minimo di discussione senza esporre il provvedimento al rischio di essere svuotato in Parlamento.

In ogni caso qui interessa registrare una piccola rivoluzione nel costume nazionale: raccomandazioni, segnalazioni di casi umani, promozioni, trasferimenti. Un dossier scoperto nel 2005 alle Poste Italiane si occupava di fare ordine a questo traffico di influenze sotto il nome di “Casi in evidenza delicata”. Delicatamente venivano annotati i nomi di politici, sindacalisti, manager, cardinali nella veste di “segnalatori”: un Bignami preciso al dettaglio della lottizzazione e spartizione di ogni posto disponibile pubblico o parapubblico.

In Europa, secondo l’lSFOL, il 30,7% degli occupati ottiene l’impiego grazie alle segnalazione di un conoscente, mentre la media delle persone che si affida alle segnalazioni, per trovare lavoro è del 68,9%, in Italia la percentuale sale è al 76,9%. In Germania ciò avviene nel 40% dei casi, in Belgio 37%, in Finlandia 35%. Con percentuali più gravi dell’Italia ci sono solo l’Irlanda, Spagna e ultima la Grecia con il 92,2% di raccomandazioni. Italia, Irlanda, Spagna, Grecia, c’entreranno qualcosa le raccomandazioni a go-go con i debiti monstre?

In sostanza in Italia, fatto 100 il numero delle assunzioni solo il 2,9% passa attraverso i centri per l’impiego, Il 5,7% da società di somministrazione o selezione del lavoro. Il 2,3% attraverso gli annunci sulla stampa e su Internet, il 24,6% con curriculum e banche dati aziendali. La quota maggiore, pari al 65% delle assunzioni, passa per altre vie (raccomandazioni, segnalazioni di amici, parenti e altri). Insomma la tendenza deve essere invertita, è obbligatorio eticamente, è non rinviabile per tentare un aumento della produttività e della crescita economica.

Certo non basta una legge per cambiare il carattere degli italiani, come un po’ avventatamente si era proposto il professor Monti. L’esempio viene prima di tutto e quello offerto dai politici è decisamente pessimo. Ma ciò non riguarda esclusivamente la sfera morale, trovare un lavoro per tutti, indistintamente, fu un obiettivo di politica sociale perseguito dai grandi partiti, nessuno escluso. L’aiutino dell’amico influente fa parte del paesaggio umano italiano, almeno quanto la basetta o il capello impomatato.

Alberto Moravia gli dedicò uno dei Racconti Romani. Descrive la breve odissea di Cesarano Alfredo, “disoccupato e sfinito” e sballottato in mezzo a una folla di segnalatori: alla fine di una estenuante staffetta, dall’autista Pollastrini che lascia all’impiegato Merluzzi, prima di arrivare dallo Scardamazzi, per finire  all’avvocato Moglie, trova lavoro. Provvisorio, in attesa della raccomandazione giusta. Quell’epoca è tramontata, l’intendenza cominci a seguire. Forse anche il servizio pubblico ci penserà due volte prima di riproporre in prima serata trasmissioni come “I raccomandati”, vista alla Rai una specie di ammissione di colpevolezza. Tuttavia, vedremo come riuscirà la magistratura a trascinare qualcuno in tribunale con l’accusa di aver segnalato un amico, un parente e in cambio di cosa.

Certamente non sarà retroattivo, altrimenti tre quarti d’Italia sarebbe sotto accusa per aver usurpato un posto immeritato, insieme all’altro quarto per segnalazione continuata. La telefonata Berlusconi-Saccà, un monumento alla spartizione lottizzatoria è un punto di partenza. Con l’avvertenza, però, che insieme al neonato reato a nome traffico di influenze, ci sarà, molto probabilmente, una stretta significativa alle intercettazioni telefoniche e alla loro diffusione mediatica. Speriamo comunque in un ritorno della crescita e della meritocrazia. Altrimenti è meglio raccomandarsi al Padreterno. O diventerà reato anche quello?