Rai, dopo il “golpe” del cda Renzi prepara la vendetta: “Via tutti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Novembre 2014 - 13:22 OLTRE 6 MESI FA
Rai, dopo il " golpe" del cda, Renzi prepara l'azzeramento della governance

Rai, dopo il ” golpe” del cda, Renzi prepara l’azzeramento della governance

ROMA – Rai, dopo il ” golpe” del cda, Renzi prepara l’azzeramento della governance. Dopo il voto del cda Rai che approva il ricorso al Tar per impugnare il taglio da 150 milioni al bilancio Rai imposto dal Governo (risorse per finanziare i bonu da 80 euro), Matteo Renzi ha masticato un laconico “contenti loro…”, preferendo commentare il buon successo in Borsa di Rayway. Ma intanto si prepara a un corposa controffensiva contro quella che considera una sfida politica da parte del cda, che contempla un azzeramento in tempi brevi della governance Rai (Il governo va in guerra. “Via tutti” – titola oggi Il Fatto Quotidiano)

Martedì alle 9, al Senato, si riunirà una commissione di lavoro pd chiamata a scrivere la riforma della governance Rai. Ne fanno parte 8 membri scelti, tra gli altri i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda, il vicesegretario del partito Lorenzo Guerini, il sottosegretario alle Comunicazioni Antonio Giacomelli, i parlamentari della Vigilanza Margiotta e Peluffo. E bisognerà anche vedere se Forza Italia (cui spetta la poltrona) vorrà sostituire Luisa Todini, visto che il cda scadrà a breve, in aprile, oppure se punterà a cambiare l’intero sistema (magari d’intesa con Palazzo Chigi). (Annalisa Cuzzocrea e Aldo Fontanarosa, La Repubblica)

Il ricorso, nato da un’iniziativa del consigliere di area berlusconiana Antonio Verro, ha fatto infuriare il direttore generale Luigi Gubitosi. “Chi vota contro l’azionista dovrebbe dimettersi” ha dichiarato, ricevendo la risposta indignata di Verro: “Non penso proprio a dimettermi, anzi lo invito a riflettere su sue eventuali dimissioni ove avesse dubbi nell’attuare la delibera”. A proposito di azionista (il Tesoro) a votare per il ricorso è stato anche Marco Pinto, che in Consiglio rappresenta il ministero dell’Economia.

Gubitosi ha giudicato sbagliata anche l’astensione in consiglio del presidente Anna Maria Tarantola che, ricorda La Repubblica, ha sostenuto che “a dirle di farlo — come prova della sua imparzialità — sarebbe stato lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan“.

Anche la sintesi dello scambio di sms e del colloquio che il premier ha avuto ieri sera con Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, non sprizza benevolenze per l’attuale cda e, soprattutto, per il suo presidente Anna Maria Tarantola, che al momento della votazione si è astenuta.

«Assurdo! Ha voluto oscurare l’operazione Raiway voluta da Gubitosi», spiegano a palazzo Chigi che ora si fregano le mani per avere servito sul piatto l’occasione per sistemare «un’azienda che riceve e spreca denaro pubblico e che, a differenza di altre, pensa di sfilarsi da logiche di risparmio e contenimento dei costi». (Marco Conti, Il Messaggero)

Hanno votato contro il ricorso, invece, Antonio Pilati (che si occupò di preparare la legge Gasparri) e Luisa Todini che, subito dopo, si è dimessa (“bene la Todini” ha dichiarato Gasparri, aggiungendo però che le dimissioni sono tardive perché doveva darle 7 mesi fa quando è stata nominata alla guida delle Poste).

Dal fronte (composito, trasversale) del ricorso si sostiene invece, sulla scorta anche di consulenze sulla costituzionalità del taglio da 150 milioni, che i consiglieri hanno il dovere di difendere l’azienda anche dai suoi azionisti. Ricapitolando i sì al ricorso (6 a 2 più un’astensione) troviamo i succitati Verro, Pinto, il forzista Guglielo Rositani, i centrista Rodolfo De Laurentis, i due espressi dal Pd Benedetta Tobagi e l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo.

Sono stati sentiti costituzionalisti ed esperti. Uno di questi — Alessandro Pace — è stato chiaro: prelevare quei soldi dal canone pagato dai cittadini ha profili di incostituzionalità; la Corte dei Conti potrebbe accusare i consiglieri di aver agito contro l’azienda, in caso di mancato ricorso.

«Abbiamo varato la riforma delle news, non ci siamo opposti alla privatizzazione di RaiWay, tutti qui hanno dimostrato di voler risparmiare — dice chi era contrario al prelievo dei 150 milioni — ma non si possono stravolgere le regole scavalcando il principio che la Rai è una società a controllo pubblico cui deve essere garantita l’indipendenza dall’Esecutivo. E non si può cambiare una tassa di scopo in corso di esercizio». ( (Annalisa Cuzzocrea e Aldo Fontanarosa, La Repubblica)