Rai, i casi Fazio e Freccero in Cda. Siddi: no a “tribune improprie delle risse di propaganda politica”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Maggio 2018 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA
Rai, i casi Fabio Fazio e Carlo Ferrero in Cda. Siddi: no a "tribune improprie delle risse di propaganda politica"

Rai, i casi Fazio e Ferrero in Cda. Siddi: no a “tribune improprie delle risse di propaganda politica” (nella foto Ansa, Franco Siddi)

ROMA – Rai, burrasca in Cda, Siddi sui casi Fazio e Freccero. C’è stata tensione  [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Playnel Cda della Rai a quanto riferiscono le agenzie di stampa. Al centro i casi Fazio e Freccero. Riporta la AdnKronos che “a due giorni dalla nota telefonata di Luigi Di Maio a Fabio Fazio, durante la trasmissione ‘Che tempo che fa’, e dopo il conseguente attacco di Carlo Freccero all’indirizzo del dg Rai, la vicenda arriva sul tavolo del Consiglio di amministrazione dell’Azienda di Servizio Pubblico e fa scattare un confronto acceso tra i componenti del Cda, in primis tra Franco Siddi e Carlo Freccero, con Siddi che ha stigmatizzato il comportamento di Freccero e le sue ospitate sui canali Rai, chiedendo un codice di comportamento per i consiglieri del Servizio Pubblico.

Tutto è partito dal tema caldo della telefonata Fazio-Di Maio: “Freccero – ha detto Siddi all’Adnkronos – ha lamentato che domenica non c’era il Tg1, mentre invece il Tg1 ha fatto la sua parte con uno speciale dalle 17,30 alle 20,45. Il problema semmai è nato durante il programma di Fazio che, a mio parere e a parere di tutti, ha mostrato una gestione insoddisfacente della situazione. La Rai ha l’obbligo della coesione sociale, di far capire le cose, non può fare tribune e comizi. Serve organizzarsi per il futuro. Fazio? Quella è la sua cifra. Il punto è che sarebbe stato necessario il trattamento giornalistico immediato del tema”. Quanto a Freccero, “ho proposto un codice di autoregolamentazione per chi come noi deve essere garante del servizio pubblico e deve, quindi, astenersi dall’esternare le proprie idee politiche sulla tv pubblica”.

Un codice di comportamento subito bocciato da Arturo Diaconale: “Non lo condivido nel merito e, in ogni caso – ha detto – ora sarebbe tardivo. La questione importante è un’altra. C’è un gruppo editoriale (La7 e Corriere della Sera) che fa concorrenza alla Rai e rivendica un suo ruolo di servizio pubblico perché punta ad avere i soldi del canone e Viale Mazzini presta il fianco a tutto questo. Come? Negli anni passati la Rai ha favorito questo gioco; ha consentito che Rai3 passasse di fatto a La7, mantenendo dentro la terza rete identità e personaggi vetusti da Terza Internazionale; ha svuotato Rai2 che è diventato solo un centro di acquisti e tutto ora si concentra su una rete ammiraglia dove sono Vespa e Fazio a fare l’informazione”.

Lo stesso Siddi ha esposto la sua posizione anche in una dichiarazione allAnsa:

“Fabio Fazio ha fatto il suo, ma il risultato stato insoddisfacente: emersa un’insoddisfazione diffusa, direi unanime, in cda sulla gestione dell’emergenza che non ha corrisposto alle esigenze di piena e completa comprensione delle cose e a un trattamento che avesse al suo interno il contraddittorio”.

“Nessuno avrebbe rifiutato la telefonata di Di Maio e Fazio ha anche ottenuto un risultato di audience superiore alle altre reti. Ma purtroppo non abbiamo offerto il meglio come servizio pubblico. La lezione da trarre da questa vicenda che va riaffermato il primato delle direzioni editoriali delle reti rispetto a chi fa i programmi. Anche il Tg1 ha fatto la sua parte, finché ha avuto lo spazio: forse era necessario mettere in campo una task force pronta a intervenire, imponendo una diversa impostazione editoriale. E se Fazio non era d’accordo, forse andava sospeso”. In generale, insiste Siddi, “il servizio pubblico non può fare tribune improprie né confondere le fazioni in campo con le istituzioni, anche perché tra i compiti del contratto di servizio c’è la coesione sociale. Non possiamo fare governi nelle piazze ascoltando monologhi: e questo vale per tutte le stagioni e per qualsiasi leader. Le istituzioni, certo, possono essere criticate, ma mettendo in campo prima elementi di conoscenza. Non possiamo essere tribuna impropria delle risse di propaganda politica”