Rai: “In tv non si vota e non si recita sulla cronaca”

Pubblicato il 11 Dicembre 2009 - 17:33 OLTRE 6 MESI FA

Monica Setta con Marcello Dell'Utri

«Colpevole o innocente, voi che ne pensate? Fatecelo sapere con le vostre telefonate…». Ecco, una frase così i conduttori di programmi Rai non dovranno pronunciarla più, se la dovranno scordare. Il primo “comma” del nuovo regolamento dettato dal direttore generale Masi a tutti i direttori di reti e testate vieta d’ora in poi la pratica del televoto quando si tratta di fatti giudiziari, processi, indagini. “Comma” di buon senso e buon gusto, dal momento che finora in Rai e altrove la regola era quella di offendere e varcare entrambi. Il “casus belli”, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’ultimo “Fatto del giorno” di Monica Setta, ma in palinsesto di pasticci artefatti e gridati ce n’è in abbondanza.

Il secondo “comma” dà un secondo taglio, stavolta alle docu-fiction, cioè alla sceneggiatura in studio, con voci e filmati di attori, delle vicende di cronaca. Secondo comma che è un coltellino a doppio taglio. Mette fine alla fantasia semplificatoria delle ricostruzioni, calibrate più sui tempi dell’audience che sulla complessità del reale. Ma mette anche fine ad un modo di raccontare in maniera efficace vicende sgradevoli.

Santoro con il direttore di Raidue, Liofredi

Sgradevoli non per il pubblico ma per politici, amministratori e protagonisti coinvolti ed evocati. E’ un comma insieme di pulizia e di controllo. Buono il primo taglio, sospetto il secondo. Infatti Michele Santoro non ci sta. Del suo Annozero difende, sbagliando, la forma e la formula spesso troppo fantasiose. Ma difende anche, a ragione, la sostanza del “disvelamento”. Domanda giustamente Santoro: niente docu-fiction vuol dire solo versione ufficiale? Questo terzo comma nel testo di Masi, approvato dal presidente Rai Garimberti, non c’è. Ma un po’ se ne sente l’odore. E comunque un’omissione si vede: non è chiaro purtroppo lo stop anche al “plastico in studio” made in Bruno Vespa.