Rai, il nuovo corso della Lei: il piano nomine

Pubblicato il 21 Maggio 2011 - 08:30 OLTRE 6 MESI FA

Lorenza Lei (foto LaPresse)

ROMA – Pochi giorni dopo la nomina di Lorenza Lei a direttore generale della Rai le previsioni della vigilia sul fatto che il cambiamento sarebbe stato solo in peggio rispetto al tanto vituperato Mauro Masi, suo predecessore, si stanno rivelando un banale gioco da giardino d’infanzia.

Masi aveva infastidito tutti per il suo modo di porsi, la sua arroganza e il folklore dei suoi comportamenti, dalle feste di compleanno all’Altare della Patria agli interventi telefonici in diretta tv che avevano finito per infastidire anche Berlusconi. La Lei sembra avviata su un tono meno esibizionistico e a un atteggiamento più sottile, anche perché probabilmente è diverso e più ampio rispetto a Masi il suo quadro di riferimenti e lealtà. Masi poteva dire: “Parlo con Berlusconi e D’Alema e degli altri non mi importa nulla” e poteva tirare dritto a piazzare le sue fidanzate. La Lei invece deve tenere conto di uno spettro di lealtà più ampio, che passa anche per i sacri palazzi del Vaticano, anche se sempre, senza dubbio alcuno, i fili passano per le mani di Berlusconi.

Direi l’avevamo detto, come potrebbe fare Giuseppe Giulietti, sarà una magra consolazione, ma sarà sempre meglio della retromarcia che dovranno fare quanti, a sinistra, avevano accolto la nomina della Lei con entusiasmo in nome di due criteri demenziali ma che a sinistra vanno molto: il fatto che la Lei sia una donna e  che Masi aveva esasperato tutti con i suoi modi.

Il giornale Il Fatto Quotidiano non rientra in quella schiera, anzi aveva accolto la nomina della Lei con prudenza e scetticismo. Per questo non ha imbarazzo a aprire la sua edizione di sabato 21 maggio con un gioco di parole per affermare che dall’addio di Masi poco o nulla è cambiato: “Decide Lei, comanda Lui”. Lei è, secondo il quotidiano, Lorenza Lei, nuovo dg in Rai. Lui, invece, altri non è che Silvio Berlusconi.

Scrive Carlo Tecce che dopo il mesto addio di Masi,  la Lei “riservata e tenace direttore generale che, in rispetto di paradossi e alchimie politiche, spoglia e riveste la Rai con un’infornata di nomine”.  Una differenza tra i due dg, secondo il Fatto c’è: “Masi puntava a distruggere i programmi sgraditi al Cavaliere, la Lei preferisce avere il comando, scrivere il destino di chi va in onda e di chi li manda”.

Un nome per il cda, scrive Tecce, potrebbe essere quello di Gianvito Lomaglio, già nel Tg3 Lombardia, uomo vicino al ministro Paolo Romani e quindi in quota Pdl. Per la direzione del Tg2, poltrona coperta ad interim da Mario De Scalzi dopo l’addio di Mario Orfeo (finito a dirigere il Messaggero), la pista calda porta a Gianluigi Paragone. Il conduttore di “Ultima parola” è vicino alla Lega.

Molto più complessa per la Lei, scrive il Fatto, la sostituzione di Paolo Ruffini al Tg3. Il nome della direttrice per la testata è quello di “Maria Pia Ammirati, una sua buona amica, vicedirettore di Rai1″, di sinistra in corrente d’alemiana”. Il nodo, ovviamente, è che l’attuale direttore è stato reintegrato al suo posto dal giudice. Difficile farlo abdicare senza una soluzione alternativa gradita.

“Ma la scarica di poltrone, in agenda nei prossimi quindici giorni -scrive Tecce – arriverà con la nomina dei vertici di una struttura di intrattenimento che sottrae autonomia a tutti i direttori dei tre canali generalisti, in corsa c’è Giancarlo Leone, un nome che può piacere anche al centrosinistra. Una scrivania pesante, seppur ignota ai comuni mortali, andrà al berlusconiano Carlo Nardello: l’ufficio del personale, lì dove transitano contratti vecchi e nuovi, rinnovi e rescissioni. Ecco, appuntati i galloni, la squadra di Lei sarà pronta a compilare i palinsesti”.

Già con la sospensione del programma di Sgarbi la Lei ha mostrato di essere un osso duro. Per la nuova stagione la linea sembra essere la stessa. Per dirla con Tecce: “Niente regole speciali per imbavagliare ma i paletti saranno rigidi”. E i contratti, conclude il Fatto, sono tutti in discussione.