Rai. Luttazzi, Foa, RaiCom: per Gasparri il caos è figlio del Governo

di Marilena D'Elia
Pubblicato il 16 Maggio 2019 - 15:46| Aggiornato il 20 Maggio 2019 OLTRE 6 MESI FA
Rai. Luttazzi, Foa, RaiCom: per Gasparri il caos è figlio del Governo

Rai. Luttazzi, Foa, RaiCom: per Gasparri il caos è figlio del Governo

ROMA – Luttazzi torna in Rai? Dopo i primi annunci, sembra esserci una battuta d’arresto. Motivo: il compenso chiesto dal comico, 100 mila euro più extra a puntata. Maurizio Gasparri interviene nella polemica: “Accettare le sue richieste sarebbe follia per la Rai”. Gasparri non ha perso tempo a schierarsi dalla parte del direttore di Rai 2 Carlo Freccero, il quale “giustamente” sarebbe perplesso di fronte “alle esose richieste” di Daniele Luttazzi.

La richiesta sarebbe di 100 mila euro a puntata, più 45 mila euro per ogni replica, più compensi vari ad autori e collaboratori. Gasparri commenta: “Qua non siamo di fronte a una censura, quale quella lamentata a suo tempo, siamo di fronte a una pretesa veramente incredibile”. 

“Si discute tanto, e giustamente, di contenimento dei maxi compensi che la Rai versa ai vari Fazio e si può ipotizzare un costo così esorbitante? Vorremmo capire dalla Rai, in questo momento di confusione, se la saggezza prevarrà sul puntiglio di riportare sugli schermi del servizio pubblico Luttazzi. A quel prezzo non si può certo parlare di censura ma di serietà. Accettare quei costi sarebbe una autentica follia da parte della Rai. O Luttazzi vuole fare la vittima lamentandosi ma in realtà puntando a un maxi incasso?”.

Dal caso Luttazzi al più grande spettacolo della Rai, Gasparri allarga il grandangolo: “Il caos in Rai è figlio del caos politico nei rapporti all’interno del governo, intento ad una continua rissa tra presunti alleati. In Commissione di Vigilanza leghisti e grillini hanno deciso, a maggioranza, di rinviare al dopo voto la resa dei conti anche sulla Rai, con la contesa di potere sulle poltrone del presidente Rai Foa“. 

“È chiaro che questa vicenda ha un valore simbolico e privilegia ragioni di puro potere gestionale rispetto a ruolo e prospettive del servizio pubblico. Zero strategie, lotta per il potere, altro che governo del cambiamento! E intanto nella Rai si spacca il consiglio di amministrazione, si rinviano decisioni, si fa fatica ad elaborare palinsesti, si litiga sul potere, si occupano spazi informativi, si buttano milioni da anni per conduttori e trasmissioni ammazza-audience”. 

“La Rai, sia come grande azienda, sia come servizio pubblico che deve garantire qualità, cultura, pluralismo, non può essere trattata così. Assistiamo ad una ulteriore prova di inadeguatezza del governo e dei suoi partiti. Comprese le appendici del mondo delle comunicazioni”.