Rai, per il G20 di Renzi 5 inviati. Luigi Gubitosi dimentica la spending review

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2014 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA
Rai, per il G20 di Renzi 5 inviati. Luigi Gubitosi dimentica la spending review

Il tweet di Franco Bassanini

ROMA – Niente spending review alla Rai. Almeno per il G20 di Matteo Renzi in Australia. Se in occasione dei Mondiali di calcio in Brasile le politiche di austerity del governo avevano portato alla riduzione drastica del plotone di cronisti e tecnici in trasferta oltre oceano, questa volta non si è badato a spese, sottolinea Diana Alfieri sul Giornale. Il direttore generale, Luigi Gubitosi, si è inchinato al presidente del Consiglio e gli ha mandato al seguito un quintetto di giornalisti (con relativi tecnici).

La cosa, però, non è passata inosservata. Su internet, in particolare su Twitter, c’è stata una pioggia di commenti assai poco benevoli con la politica Rai per seguire il vertice mondiale di Brisbane, non proprio dietro l’angolo.

C’è il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, che twitta:

“5 microfoni Rai per intervistare Renzi a Brisbane in Australia. Spending review?”.

E poi ancora:

“Un esempio di audio 5.1, 5 microfoni Rai per intervistare Renzi a Brisbane”. “La Rai manda 5 inviati (1, 2, 3, Rai News 24, Radio) multi pluralità di informazione? Spreco!!!! Tanto paghiamo noi!!!”. La Rai manda in Australia inviati Tg1, Tg2, Tg3, Rainews e chissà cos’altro. Non basterebbe Rainews?”. E ancora: “5 microfoni Rai per intervistare Renzi a Brisbane in Australia. E io pago”. “Rai compiacente, l’uomo si nutre di microfoni e telecamere». «E altrimenti come giustifichi 4 Tg? Io lo dico da una vita… per gli interni, pensa un po’ in Australia”.

Spiega sempre Alfieri sul Giornale:

“Non è la prima volta che si pone la questione delle affollate spedizioni di giornalisti Rai – e naturalmente degli operatori di ripresa – verso terre lontane. L’azienda ha provato a stringere il cerchio (e i cordoni della borsa) imponendo una procedura delle trasferte più elaborata, attraverso una autorizzazione firmata dagli uffici del direttore del personale e del direttore generale. Il problema è che è difficile mettere d’accordo le varie testate e convincerle a utilizzare un inviato di un altro Tg oppure il corrispondente Rai (nelle sedi in cui è presente), dopo che da moltissimi anni è invalsa la prassi dell’inviato «personalizzato». E la trasferta del settembre scorso di Renzi negli Stati Uniti – in cui Tg1 e Tg3 riuscirono a mandare i loro inviati, al contrario di Tg2 e Rai News – ha fatto capire quanto sia faticoso modificare questo schema.

Il timore dei direttori è di avallare e stabilire una gerarchia interna, con tg di serie A e di serie B. Inoltre c’è chi sostiene che confezionare servizi identici su Tg 1, Tg2 e Tg3 possa appiattire il prodotto e penalizzare gli ascolti dell’azienda. In verità, però, ai tempi della Rai dei professori si procedette alla fusione dei vari Gr Radio in un unico radiogiornale. E di recente il dg Luigi Gubitosi ha presentato un piano che prevede la costituzione di due «newsroom»: nella prima confluirebbero Tg1, Tg2 e Rai Parlamento; nella seconda Tg3, TgR e Rai News. Resistenze, dubbi e sospetti di dirigenti, sindacati e forze politiche sono, però, fortissimi”.