Rai, Tg1, ancora polemiche su Maria Luisa Busi. Pd e Idv gridano alla censura
Non si placano le polemiche sulla conduttrice del Tg1 Maria Luisa Busi, già oggetto di una lettera di richiamo del direttore Minzolini per un’intervista che la giornalista aveva rilasciato a “Repubblica” giovedì scorso, 1 aprile. Secondo “Il Giornale” la giornalista è stata oggetto di un richiamo formale da parte dell’azienda. Ma la Rai fa sapere che non si è trattato di una sanzione ma di una lettera nella quale si «puntualizza la normativa aziendale». L’opposizione grida alla censura e la Busi ha deciso di querelare il Giornale per violazione del segreto epistolare.
La lettera che la direzione Risorse umane ha inviato alla Busi, secondo fonti di viale Mazzini, sarebbe una puntualizzazione sulla normativa aziendale in tema di rapporti con gli organi di informazione. La direzione Risorse umane sottolinea il fatto che la conduttrice non avrebbe chiesto l’autorizzazione alla direzione per l’intervista a Repubblica, nella quale peraltro avrebbe parlato non in qualità di consigliere nazionale della Federazione nazionale della stampa (qualifica rivendicata dalla Busi nella lettera di risposta a Minzolini) bensì in qualità di conduttore del Tg1. La lettera delle Risorse umane che non farebbe riferimento ai dati di ascolto del Tg1 citati dalla Busi nell’intervista, si concluderebbe con un invito alla giornalista a una maggior attenzione nei suoi comportamenti.
La Busi querela Il Giornale. «Ho appreso dal quotidiano Il Giornale di essere destinataria di una lettera aziendale il cui contenuto è stato pubblicato oggi». La giornalista precisa che il suo legale avvocato D’Amati «sporgerà querela contro ignoti per violazione del segreto epistolare secondo l’articolo 616 del codice penale».
L’opposizione è subito insorta. «Un atto di intimidazione che dovrà essere impugnato e respinto in ogni sede» commenta Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 che parla di «una decisione singolare, non solo perché la direzione dell’azienda contesta ad un consigliere nazionale Fnsi (non solo quindi dipendente Rai) di aver espresso la sua opinione, una cosa che ha il disgustoso sapere della rappresaglia antisindacale, ma è ancora più sconcertante perchè si tratta della medesima azienda che non ha contestato e non contesta la confusione tra assoluzione e prescrizione, le telefonate con il premier per aggiustare i palinsesti ed espellere le persone sgradite, la rimozione di decine di giornalisti e dirigenti al Tg1 e non solo, la violazione, perfino del contratto di servizio, quando è arrivata a sopprimere e chiudere i principali programmi di approfondimento».
Vincenzo Vita, componente della Vigilanza Rai in quota Pd: “se fosse vera la notizia di una lettera di ammonimento da parte della direzione del personale della Rai a Maria Luisa Busi, saremmo di fronte ad un caso assai serio di censura”. Secondo Vita, che affida ad una nota le sue riflessioni, “è davvero curioso e discutibile, infatti, che proprio il servizio pubblico non tenga conto dell’articolo 21 della Costituzione e cioè quello che tutela la libertà di espressione. Per di più la Busi è esponente della Federazione nazionale della stampa. Del resto, è una fotografia del nostro tempo: Minzolini scorrazza come vuole e la Busi viene ammonita”.
«Non ci sono dubbi: siamo ormai al regime – commenta il senatore Francesco “Pancho” Pardi, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione di Vigilanza Rai – La Rai, dopo aver rimosso dirigenti scomodi, è arrivata addirittura a sanzionare una giornalista del Tg1, peraltro consigliere nazionale Fnsi, per aver espresso su altri media una propria libera opinione».