Rai tre. La sosituzione di Ruffini avvelena il Pd

Pubblicato il 8 Novembre 2009 - 16:28 OLTRE 6 MESI FA

Solo domani, lunedì 9 novembre, si saprà se ci sarà in settimana l’atteso e ormai annunciato cambiamento nella direzione di Rai 3. La vicenda è diventata un problema politico del neo eletto segretario del Pd Pierluigi Bersani e viene letta da alcuni come un altro regolamento di conti tra ex comunisti e ex democristiani, dalle cui file proviene il sostituendo Paolo Ruffini, figlio di un ex ministro e pronipote di un cardinale.

La prima botta è stata data sabato, con il rifiuto di Bersani di portare Giuseppe Fioroni in segreteria, nonostante i ripetuti, accorati, quasi patetici appelli di Franco Marini, padre nobile della componente popolare nel partito. Questa potrebbe essere la seconda.

Il Giornale, diretto da Vittorio Feltri e controllato da Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, dà, nell’edizione di domenica un’interpretazione che potrebbe quasi essere autentica: la sostituzione di Ruffini è conseguente alla nomina di Bersani alla segreteria, con la conquista finale del partito da parte di Massimo D’Alema, del quale Bersani è un seguace. Il Giornale nota la coincidenza: venerdì la telefonata di Mauro Masi, direttore generale della Rai, a Ruffini, per dirgli di preparare le valigie, sabato l’incoronazione di Bersani.

Tutti sanno che le nomine in Rai appartengono ai partiti, che ne fanno legittimamente la parte degli azionisti; che all’azionista di maggioranza spettano due di tre e una a quello di minoranza, nello specifico il Pd, che el numero tre, rete e tg, ha la sua roccaforte. Antonio Di Bella, figlio di un sicuramente anticomunista e grande ex direttore del Corriere della Sera, Franco, è stato direttore del Tg3 in quota sinistra. Non è organico, ma, scrive il giornale, che sia un giornalista di «area» centrosinistra è indubbio. Lo hanno tolto dlla direzione per metterci Bianca Berlinguer, figlia di Enrico, ultimo segretario del grande Pci, lo vogliono mettere alla rete 3. E il punto è proprio questo.

Ricorda il Giornale: “Era il luglio scorso quando incominciò il giro di valzer delle nomine Rai. Sulla conferma o meno di Ruffini, il Pd fece calare un imbarazzato silenzio. Perché Dario Franceschini era per il sì, mentre i dalemiani, sponsor di Pierluigi Bersani, erano per il no. Ergo: piazzata (ancora dai dalemiani) Bianca Berlinguer al Tg3, le sorti della rete hanno dovuto attendere l’elezione del nuovo segretario”.

Ora però, dopo la telefonata di Masi a Ruffini, è scoppiato il finimondo. In un primo momento sembrava che il cambio al vertice dovesse avvenire presto, forse già nel consiglio di amministrazione di mercoledì prossimo.

Però l’ordine del giorno della seduta non è ancora pronto, mentre nota il Giornale, “le barricate sono già state alzate. Ruffini per primo ha indossato l’elmetto, con un’intervista a Repubblica in cui ha lamentato: «La mia colpa sarebbe aver fatto nascere prima e tutelato poi programmi come Ballarò con Floris, Che tempo che fa con Fazio, Parla con me con la Dandini». I quali Floris, Fazio e Dandini si sono affrettati a difendere il direttore”. E così, mentre si dice che il direttore generale della Rai Mauro Masi stia lavorando alla ricollocazione dei dirigenti rimasti senza incarico, a Viale Mazzini prevale la prudenza: “Nulla è fatto finché non è fatto”, si sottolinea, e non è ancora detto che di nomine si parli proprio nel consiglio fissato per mercoledì. Qualcosa di più si saprà lunedì, quando verrà messo a punto l’ordine del giorno del cda. Ma intanto nelle file dell’opposizione e tra i protagonisti di Raitre è già polemica, anche perché la sostituzione di Ruffini si accompagnerebbe a cambiamenti ai vertici di più di una direzione, oltre a Raitre, Rainews 24, Raifiction, Raicinema, Sipra.

La maggioranza tace compatta, ma nel Pd c’é anche chi, come Giorgio Merlo, invita il partito “a non essere complice della destra”.

Un altro che parla in difesa di Ruffini è il responsabile comunicazione del partito democratico, di estrazione rutelliana, Paolo Gentiloni (“Con Ruffini la rete ha dimostrato che è possibile fare ascolti con programmi di qualità. Se si cancellasse questa esperienza verrebbero meno le ragioni stesse del servizio pubblico”). E parla la neopresidente del Pd Rosy Bindi: “Contro la direzione di RaiTre, una rete che funziona, piace e fa ascolti, si sta consumando un attacco immotivato che il Pd respingerà e che ha un solo obiettivo: compromettere il pluralismo del servizio pubblico”.

Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, e Vincenzo Vita, senatore del Pd, rincarano: “Cacciando Ruffini non vogliono soffocare solo Rai3 , ma vogliono soffocare l’autonomia editoriale ed industriale della Rai”.

Il responsabile comunicazione del Pdci, Jacopo Venier, paventa l’arrivo “di una tv di regime”. Dario Franceschini sottolinea che il governo “deve rispettare l’autonomia della tv pubblica”.

Paolo Ruffini

Chiude l’elenco il segretario generale della Fnsi Siddi: “La denuncia del consigliere Rizzo Nervo circa i rischi per l’autonomia e il valore del servizio pubblico non può passare sotto silenzio. Se fondata, come appare, sarebbe un colpo alla credibilità dell’azienda e un ulteriore passo sulla strada dell’arrendevolezza totale al potere politico di turno”.